giovedì 8 marzo 2012

Stella del Sud (ritratto n. 1).



Certe volte vorrei vedermi con gli occhi degli altri, dice Santo mentre da solo torna verso il piccolo pontile, sulla riva del suo grande fiume, lasciando scorrere lentamente il barchino sulla superficie dell’acqua, un colpo ogni tanto con l’unico remo, e nient’altro. Non c’è vento, le canne sulla riva sono tutte immobili, non si sentono quasi rumori, se non quel leggero sciabordio dell’acqua lungo la chiglia, e qualche rana gracidare lontano. Nel secchio solamente quattro piccole anguille, di fronte la mattinata vagamente nebbiosa, come qualsiasi altro giorno, come se alcuna differenza potesse calcare apprezzabili variazioni tra una mattina ed un’altra.

Certe volte, nel controllare le nasse, Santo si era specchiato nell’acqua ferma del fiume, non tanto per vedere il suo viso, quanto per riuscire a capire, quasi con un occhio sforzato, da estraneo, quale potesse essere il proprio futuro. Nei bracci d’acqua del delta, ormai di pesce ce n’è sempre meno, inutile illudersi; alla sera si ritrovano spesso in paese, all’Osteria del Bersagliere, e sono tutti pronti a dire con forza che non c’è più un futuro per loro, devono farsi coraggio, prendere decisioni importanti, andarsene via, via da quella miseria, con le loro barche e col resto, all’altro mare, quello che tutti dicono ricco, quello che sembra l’unica possibilità per vivere ancora per dei pescatori.

Santo ha una moglie, due figli per ora troppo piccoli, non possono ancora aiutarlo, e la terza è una femmina che ha appena due anni. Sarebbe andato da solo, emigrante interno, come dicono quelli che se ne intendono, insieme ad un pugno di amici, lo ha quasi promesso a quel fiume, come una parola a cui non si può non tener fede. Lui non ha mai avuto paura, neppure del mare in burrasca, quando l’onda del fiume frange alla foce e non riesce neppure a sfondare; sarebbe passata anche quella, ci sarebbero stati altri giorni, tempi migliori, un futuro. E’ anarchico lui, la vita la deve sentire sopra la faccia, nelle sue mani, piegarla ogni volta con forza, imprimendo la sua volontà per cambiare gli eventi, anche quelli più sfavorevoli.

Non c’è bisogno di pensarci di più, la scelta ormai è fatta, pensa, mentre imprime a quell’acqua l’ultimo colpo di remo; accosta lentamente la Stella del Sud al suo piccolo attracco, e aggancia la sagola bagnata ad una specie di bitta. Una folata di vento muove allora le canne, il loro suono frusciante sembra dire qualcosa, Santo si ferma, vuole ascoltare la voce del fiume, vuole sentire la risposta finale che attende: persino le rane sembrano adesso incantate, tutto esprime come un sospiro, le canne proseguono a dire qualcosa. Addio, ripetono in coro, arrivederci sarebbe una parola ruffiana, inadatta, fuori luogo in un giorno del genere.

Santo mette un piede sopra le tavole di legno quasi marcio del suo pontile, si ferma, ma giusto un momento, vede di nuovo la sua faccia appena tremolante specchiata nel fiume, si osserva, quasi non riconosce l’espressione del viso: devo andare, dice a se stesso, questo il responso, via da questo luogo di sempre, senza voltarmi neppure una volta, avanti, con tutto il coraggio che serve, nient’altro di diverso da questa scelta sarà mai possibile.

Bruno Magnolfi

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