venerdì 30 agosto 2013

Sensibilità premiata.

            In questo momento non c’è nessuno nel piccolo locale, e da sola la ragazza del bar riordina tazze e bicchieri dietro al suo bancone. Poco movimento in questa stagione, pensa, e con quei pochi clienti che circolano là dentro bisogna essere particolarmente cortesi, incoraggianti, capaci di rendere un qualsiasi caffè, una birra, oppure un bicchierino, qualcosa di più di una semplice pausa. Lei ogni tanto osserva la strada oltre la vetrina, e le pare quasi che tutto il mondo là fuori sia da qualche tempo più distante di sempre, come se un diaframma inamovibile separasse l’interno dall’esterno di quella bettola dove lavora ormai da quattro anni. E’ soltanto una sensazione, pensa cercando di sorridere tra sé di quelle sue sciocchezze, ma se il suo futuro sembra ormai così delineato, se è ben consapevole che se anche tra qualche tempo non lavorasse più in quel locale sarebbe semplicemente per occuparsi in un posto del tutto simile, quel sentimento che prova adesso è cosciente che probabilmente non l’abbandonerà mai più.
Entra un uomo che non ha mai visto, dice buongiorno, e lei, e asciugandosi le mani al grembiulino, chiede subito con garbo cosa possa servirgli. Una birra, dice il tizio senza aggiungere altro, poi si siede ad un tavolino voltando quasi le spalle al bancone, probabilmente per osservare meglio la strada dalla vetrata che gli rimane accanto. La ragazza versa la birra con accuratezza, in modo che si formi poca schiuma, mette il calice sopra un piccolo vassoio e lo porta fino al tavolo. Poi, dopo un sorriso, riprende la sua posizione dietro al bancone, ma il suo interesse adesso è attratto esattamente da ciò che è intento ad osservare l’uomo, quasi a voler anticipare quel che sembra attendere lui, forse una donna, pensa, forse un amico.
            Trascorrono i minuti, ma niente accade, l’uomo ha quasi finito la sua birra, sembra nervoso, ma prosegue ad osservare la strada squadrando le persone che passano lungo il marciapiede. Infine si alza, paga la sua birra, saluta la ragazza e fa per uscire, ma qualcuno lo ferma proprio sulla porta, quindi rientra insieme a lui, lo lascia sedere allo stesso tavolino di poc’anzi, e mentre sembra quasi trattarlo con severità, si sistema comunque a sedere di fronte a lui, in attesa di essere servito. La ragazza si avvicina, sorride ai due invitandoli ad ordinare, il nuovo arrivato chiede soltanto un caffè, e l’uomo di prima semplicemente un bicchiere d’acqua.
            Hanno ambedue uno strano comportamento, lei non capisce neppure come sia meglio comportarsi, ma cerca semplicemente di essere gentile e sorridente. Loro parlano, ma estremamente sottovoce, come a scambiarsi quasi dei segreti. Alla fine vanno via, fanno un semplice gesto di saluto, lei vede da dietro al bancone che hanno lasciato i soldi sopra al tavolino, ma continua a seguire con lo sguardo i due mentre escono dal suo locale e si allontanano. Poi va a liberare il tavolino, e si accorge solo allora che sotto al posacenere le è stata lasciata una grossa mancia, perfino esagerata, quasi quanto lei riesca a guadagnare in una intera giornata di lavoro. Allora si precipita a guardare meglio i due uomini mentre si stanno allontanando, loro si voltano dalla strada quasi intuendo di essere osservati, dicono qualcosa tra di loro, forse le fanno un ulteriore cenno, quasi alla ricerca di un saluto speciale da lasciarle, poi alla fine però spariscono alla vista.
            Bruno Magnolfi

mercoledì 28 agosto 2013

Senza capo né coda.

            
            Lui scende le scale quasi di corsa, entra in auto, attraversa il quartiere e imbocca il casello autostradale, direzione nord. Si ferma dopo mezz’ora in un’area di ristoro, ordina un caffè, si siede ad un tavolino e ripensa all’espressione dolce di lei mentre stava dormendo. Lei, svogliatamente, senza alcuna preoccupazione, si alza dal letto dopo un po’, accende la radio, si fa una doccia, poi va a sedersi e lascia che i suoi pensieri scorrano nella sua mente senza neppure provare a interromperli. Dopo giorni di caldo e tempo immobile, adesso si è alzato il vento, ed a lei questo sembra proprio il segno che andava aspettando, senza neppure aver saputo fino ad allora che attendeva qualcosa.
            Lui si sente come in mezzo ad un guado, non ha più alcuna voglia di spingersi avanti, ma non prova neppure una vera necessità di tornarsene indietro. Alla fine aspetta semplicemente la prossima persona che entrerà dentro al locale: se è un uomo, pensa, farà una cosa; se invece è una donna, farà l’altra. Infine si alza, paga la consumazione, rientra nella sua macchina, percorre il tratto autostradale fino al primo casello, e poi torna indietro.
            Lei lo aspetta, sa perfettamente di vederselo arrivare addirittura in quella stessa mattina, e anche se ancora non ha deciso come farsi trovare, sa che resterà in silenzio, per permettergli di dire tutto ciò che ha pensato di loro due. Non ha alcuna importanza essersi visti o meno per tutto quel periodo, a suo parere; ciò che conta davvero è adesso, ciò che può avvenire in questa giornata qualsiasi, e non perché debba succedere qualcosa di particolare, ma soltanto perché le pare che qualcosa nell’aria abbia deciso così per loro due.
            Poi si trucca leggermente davanti allo specchio, indossa un vestito elegante con indifferenza, cerca una borsa adatta alle scarpe, e infine esce, senza nessuna preoccupazione se non dove andare, senza riflettere sui veri motivi che la portano fuori di casa. Comunque ha il telefono con sé, e questo le pare già sufficiente.
            Lui parcheggia lungo la strada, riflette per un attimo restando seduto nell’auto, infine si muove, cammina lungo il marciapiede e raggiunge il portone del condominio dove abita lei. Suona il campanello, attende diversi secondi, torna a premere con decisione il piccolo pulsante, ma al citofono non risponde nessuno. Si volta, torna perplesso verso la sua macchina, ma si ferma, poi attraversa la strada, osserva con calma i clienti dentro i negozi e i caffè della zona. Immagina di incontrarla per caso, magari riuscire ad osservarla attraverso una vetrina mentre lei non lo vede, ma per quanto continui a cercarla, di lei non sembra ci sia alcuna traccia.
            La giornata scorre, lui torna indietro, sale sulla sua auto, fa il giro completo delle strade di quell’isolato; poi se ne va. Lei sopra l’autobus osserva più volte il suo telefono portatile, senza trovarvi alcun mutamento. Quando decide che è l’ora di tornarsene a casa, si sforza di rimanere in giro ancora per qualche decina di minuti, camminando a caso senza una meta. Qualcosa non gira perfettamente nella loro relazione, pensano separatamente ambedue. Non importa, riflettono: ci saranno altre occasioni, altre giornate, altre possibilità, ed anche se probabilmente non sarà mai più la medesima cosa, avranno altro tempo da dedicare con grande impegno a tutte queste sciocchezze.

            Bruno Magnolfi

lunedì 26 agosto 2013

Al centro del vuoto (ritratto n. 13).

Uno dei ragazzi le dice qualcosa a voce alta ridendo, Argenta senza fretta si volta all’indietro come sostenendo una parte, lascia in aria un’impercettibile pausa, poi fa segno di no con la testa, e riprende a camminare guardando avanti a sé in piena tranquillità, allontanandosi. Al pomeriggio generalmente arriva per ultima ed è sempre la prima ad andarsene via, qualcuno ogni tanto lo fa notare a voce alta, ma a lei non importa, i suoi orari quasi sempre sono quelli, e poi ha spesso qualcos’altro da fare, e a lei non dispiace allontanarsi quando tutto il gruppo è ancora lì, a far niente, senza neppure un motivo buono per tirare a far tardi in quel modo.
            Certe volte dicono di lei che è la più strana tra tutti, e forse lei ne è consapevole, ma quello ormai è il suo personaggio, quello che ha deciso da sempre di interpretare, e ci sono dei giorni in cui farebbe di tutto pur di non uscire neanche per un attimo da quella sua parte. Non cerca di nascondere alcun lato di sé, ma è consapevole come il suo tormento più forte alla fine sia proprio la noia, ed è per questo motivo che sta sempre a cercare di prevenire il momento in cui potrebbe iniziare a provarla. Qualcuno del gruppo evita persino di rivolgersi direttamente ad Argenta, forse soltanto per evitare le sue sparate taglienti ed il suo gusto polemico. Lei sorride, cerca di far pesare la sua presenza, anche se non le piace quasi mai essere al centro dell’attenzione.
            Gli altri, quando non c’è, dicono che la sua famiglia sia piena di soldi, e lei non nega mai questa notizia quando ne parlano, anche se sa perfettamente che non c’è niente di vero in quelle parole. Le piace la solitudine, forse ancora di più che starsene in mezzo a quella comitiva di sfaccendati, ed il resto del gruppo questo non riesce del tutto a comprenderlo. Certe volte a lei piace anche non farsi vedere per niente all’ora in cui si radunano tutti quanti davanti al solito chiosco di bibite dei giardinetti. Magari passa da lì lungo la strada adiacente con il suo motorino, saluta qualcuno con un cenno della mano, e tira diritto, consapevole di non avere una meta, ma fiduciosa di trovare in fretta un luogo interessante verso dove dirigersi. Spesso pensa che non le porterà mai niente di buono un comportamento del genere, ma non riesce ad agire in maniera diversa, e con tutta sincerità neppure lo vuole.
            Poi un giorno arriva, si siede in silenzio ad uno dei tavolinetti sopra la ghiaia, qualcuno dei ragazzi la saluta senza troppa enfasi. Lei prende una lattina di aranciata dal chiosco, torna a sedersi vicino agli altri, in silenzio, ma in due o tre si alzano, dicono che devono andare, ed altri affermano che vogliono accompagnarli, e in un attimo Argenta si ritrova da sola, senza che sia riuscita neppure a finire di bere quella sua lattina. Allora si alza, si sente stizzita anche se non vorrebbe, per la prima volta è da sola in un posto generalmente sempre pieno di gente. Getta la lattina con ancora un po’ d’aranciata dentro al cestone, si muove con incertezza, perplessa, infine torna lentamente verso il suo motorino, lo avvia, e senza alcuna convinzione riparte: forse non tornerà mai più in quel ritrovo di amici, pensa;  o almeno lascerà trascorrere un bel po’ di tempo prima di farsi vedere ancora da quelle parti. In ogni caso rifletterà molto a fondo su tutto quanto, di questo ne è più che sicura.

            Bruno Magnolfi