martedì 4 marzo 2014

Oltre se stessi.

In certi giorni esco di casa, costeggio il marciapiede a fianco della mia strada, e proseguo oltre un anonimo muro di mattoni accanto ad un giardinetto che si allarga subìto dopo. Attraverso il viale in prossimità del semaforo, poi vado ancora avanti, lungo alcune costruzioni anonime, fino ad arrivare davanti ad una vecchia casa ormai disabitata, dai muri tutti ingialliti e dall’intonaco cadente. Nel giardino là attorno staziona quasi sempre una colonia di gatti randagi che sembrano perennemente in attesa solo di qualcuno che proprio come me, quasi ogni giorno, si infili tra quei cespugli polverosi prendendosi cura di loro: porto là qualche scatoletta di roba da mangiare, pulisco i rimasugli di roba rimasti dalla volta precedente, osservo se per caso siano nati dei nuovi micini, ed in genere faccio qualche coccola a quelli che si lasciano avvicinare più volentieri.
Però rifletto ogni volta e sempre più spesso se sia il caso di continuare a fare cose del genere: mi sento insulsa certe volte, preoccupata di niente, alla ricerca soltanto di qualcosa che mi impegni, e di nient’altro. La mia solitudine forse è diventata più preoccupante di quanto doveva essere, penso; dovrei cercare attorno a me qualche novità, idee differenti, elementi che valgano davvero la pena di un vero impegno. Così qualche sera arrivo in prossimità della casa dei gatti e invece di fermarmi vado oltre, senza neppure sapere bene in cerca di cosa, ma con le mani perennemente ingombre di elementi che dimostrino in qualche modo un mio compito preciso, perché di questo ho bisogno.
A volte penso che oltre quel pezzo di strada che continuo così spesso a praticare, ci possa essere forse qualcosa che abbia per me un senso più importante del resto, anche di questi gatti egoisti, però credo sia difficile trovare davvero l’elemento giusto che mi trascini in una zona diversa, verso altre strade, in luoghi che non so neppure io immaginarmi, perché è come se la mia personalità riuscisse a muoversi solamente all’interno di ciò che conosco, di ciò che ho sempre praticato. Vado avanti con le scatolette e le mie buste piene di roba, sento i gattini che miagolano nel buio, forse perché mi riconoscono, forse solo perché hanno fame, sanno che qualcuno si occupa di loro.
Oggi però arrivo velocemente alla fine di questa strada, mi fermo ad un angolo, osservo da ogni parte pensando verso dove possa dirigermi pur di scappare da lì, ma non è facile, senza lo scopo dei gatti tutto pare improvvisamente insignificante, senza un fine preciso. Un uomo sul marciapiede di fronte mi osserva, forse comprende il mio contrasto interiore. Mani in tasca, con tutta la lentezza possibile però si avvicina, mi guarda, vede che ormai sto quasi piangendo, la mia emotività ha uno sbocco che non riesco del tutto a controllare. Cosa succede, mi chiede; io lo guardo, non saprei neppure come spiegare quel mio disagio, così non dico niente, lascio vedere che tutto il mio impegno per gli altri è ridotto ad un niente nelle mie mani, che forse ho perduto la strada, la voglia, il filone a cui avevo dedicato fino adesso tutto il mio tempo.
Lui mi viene vicino in silenzio, prende le buste che ho ancora nelle mani e va al posto mio a sistemare a terra le cose che ho portato da casa, poi torna indietro, non dice niente, mi prende a braccetto e mi spinge più avanti, fino ad arrivare davanti ad un caffè dove andiamo a sederci, e a farci servire qualcosa di caldo.
Sono oltre, penso guardandolo ma ancora senza parlare, ho già superato l’ostacolo che avevo di fronte: ho di nuovo voglia di piangere, perché in fondo era facile riuscire in questa stupida impresa, poi penso a quei poveri gatti che forse non avranno più me nei prossimi giorni a prendersi cura di loro; ma non ha alcuna importanza, rifletto: i gatti randagi sanno benissimo come riuscire a campare, siamo solo noi che vogliamo vederli indifesi, ma per un limite nostro, per il nostro bisogno di essere caritatevoli, spesso sbagliando indirizzo. Sorseggio il caffè, guardo ancora la persona che mi trovo di fronte: è proprio di quello di cui avevo bisogno.
Bruno Magnolfi

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