Lui la guarda, senza insistenza. Lei, bionda, con appena un filo di trucco sugli occhi, sorseggia il suo cappuccino con calma, quasi con disinteresse, poi dice sottovoce qualcosa all’amica che le siede vicino, e mai, per nessuna ragione, va ad incrociare lo sguardo con l’uomo che le siede quasi di fronte, nella saletta del bar. Lui apre il giornale, sfoglia qualche pagina, scorre alcune notizie, senza soffermarsi su nessuna in particolare. Forse desidererebbe non essere calamitato dal viso di quella ragazza, ma è quasi più forte di sé, deve quasi obbligarsi per non tornare a guardarla. Nel grande locale, clienti di qualsiasi genere, entrano ed escono: nulla di diverso si nota, nei loro comportamenti, da ciò che ci si potrebbe aspettare.
Poi succede qualcosa: le due donne, dopo una pausa, ricominciano a parlare tra loro, si comunicano delle frasi che sembrano di una certa importanza, però un sicuro dissidio pare si sia fatto strada nelle loro parole, e pur sottovoce, arriva l’eco di qualche punto stizzito nella loro conversazione. Lui alza gli occhi da quel giornale, e incrocia lo sguardo di lei, soltanto un momento; solo quella piccola cosa appare già sufficiente per far allargare all’uomo un leggero sorriso, quasi un compiacimento. Il suo giornale perde in quell’attimo ogni attrattiva: adesso la donna dalla bionda capigliatura appare seria, quasi imbronciata, con la mente che si spinge lontano da lì, come se quasi tutto, intorno al suo sguardo, avesse perso di qualsiasi interesse.
L’uomo si sente con lei, si interroga mentre ordina un altro aperitivo analcolico, si rende conto di come tutto giochi a sfidare, in qualche maniera, quel suo viso meraviglioso che continua a stargli davanti, quasi come a ricordare che alcune espressioni riescono quasi da sole a farsi scolpire nel marmo, o nei ricordi, senza bisogno di altro. Il suo pensiero scivola lento: quella bionda è sempre più oggetto là attorno, come nella logica contemporanea, e se lei non riesce a sentirsi all’altezza della situazione che riesce a creare, allora è fuori dal gioco, non può aspirare più a niente. Per un attimo a lui sembra la donna più bella e più espressiva che abbia mai visto, poi si interroga se è questa la cosa maggiormente importante da ricercare in una persona, anche se ne è attratto. Esce dal ruolo, quasi disperato, si volta verso i clienti che continuano ad affollare il locale, vorrebbe essere solo, riuscire a pensare qualcosa con calma, mentre si sente vicino ad una novità che non affrontava da tempo, ma che tende a sfuggirgli, di nuovo, e forse stavolta per sempre.
Le due donne si alzano, il cameriere va loro incontro per farsi pagare la consumazione, e intanto infilano i propri soprabiti, lei si muove lentamente, con noncuranza. Infine scivolano via, quasi senza rumore. Il tardo pomeriggio trascolora in un tramonto insignificante, filtrato dalle tendine del bar, lui si alza quasi senza coscienza delle azioni che compie. Va verso la porta, si piazza quasi di fronte alla bionda che prosegue imperterrita ad ignorarlo. L’aria trema per un attimo, quasi surriscaldata dall’emozione. Qualcosa si rompe, lei si ferma, lo vede, l’osserva con un certo distacco, torce leggermente la bocca in una specie di smorfia, e in un solo momento sembra già un’altra persona, i capelli appaiono di paglia, il suo viso non è più quello di un attimo prima.
Lui si sposta, lascia che le due donne lo superino, sente un malessere salirgli, come se gli girasse la testa. Si apre la grande porta vetrata, esce la donna, l’altra la segue, lui, imbambolato, va dietro di loro, senza più alcuna coscienza di ciò che va fatto. Vorrebbe fermare quella bionda ipnotica, sentirne la voce, avere certezza di ciò che sta accadendo, ma il cameriere lo segue, dice: signore, si è dimenticato di pagare gli aperitivi. Ha ragione, dice lui; si volta un attimo per rientrare dentro al locale, però vuole vedere la direzione che lei sta prendendo, non vuol perdere di vista la bionda, deve guardare dov’è, questa è la cosa più importante in questo momento. Si gira, con la mano già sopra la maniglia del bar, ma la bionda è sparita, sul marciapiede non c’è più nessuno.
Bruno Magnolfi
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