La strada correva arrotondando le colline coperte di bosco per chilometri e chilometri, serpeggiando quasi senza interruzioni di salite e discese. La vegetazione sui bordi appariva fittissima, colma di rovi e cespugli, a tratti quasi impenetrabile, e in qualche piazzola sterrata apparivano cumuli di legna lasciata a seccare. La grossa auto scivolava sopra l’asfalto interpretando perfettamente il tracciato quasi privo di traffico, e chiazze di sole e di ombra si intervallavano continuamente tra loro sul parabrezza, uniche variazioni degne di nota in un viaggio pacato, tranquillo, quasi una lenta e consapevole discesa negli inferi.
La guida pacata ed attenta di lui era forse rincorsa da alcuni pensieri tortuosi, nascosti, l’inizio di qualcosa con il quale era auspicabile porre rimedio nella consapevolezza di aver commesso qualche stupido sbaglio, durante la vita. Nella sua mente si andava mescolando piacevoli ricordi fumosi di qualche anno addietro, con la spigolosa realtà degli ultimi tempi: era il momento di decisioni incontrovertibili, a suo parere, inutile continuare a riempirsi di buoni propositi.
Giulia era immobile, al suo fianco, stretta dalla cintura di sicurezza: si lasciava cullare dalle curve stradali e dalla musica a basso volume che circolava nell’abitacolo, gli occhi sul verde dei boschi, le valige nel bagagliaio, zeppe di cose e vestiti, superiori a una normale vacanza. Il mare sarebbe apparso improvviso, al fondo di una aperta vallata, lei lo sapeva, aveva già percorso altre volte la strada, ma questa volta sarebbe stato come uno schiaffo, uno scatto improvviso della propria esistenza, la consapevolezza che da quel momento nessuno, tra loro due, sarebbe più potuto tornare sui propri passi.
Suo marito avrebbe percorso la medesima strada a ritroso, la sera stessa o il giorno seguente, non aveva importanza. Per Giulia iniziava il suo periodo di solitudine del quale tremava solo a pensarci, ma che adesso era l’unica cosa possibile, la maturazione e il compimento di ciò che dentro di lei era rimasto da sempre insoluto: la presa di coscienza che lei e suo marito non avevano più molto da dirsi, e che con quella vacanza si apriva in questa maniera il futuro, inevitabile, una voragine dal fondo nebbioso, quasi un periodo di studio almeno per lei, troppo presa dagli altri, in tutti quegli anni, per essere riuscita a conoscersi bene.
Il mare apparve improvviso come si era aspettata, una larga riga scintillante di sole pareva adornarlo, il litorale più chiaro denotava la sua mansuetudine, al largo, più scuro, il filo dell’orizzonta era netto, tagliente. Prese un respiro, come a cercare di adattarsi ad un luogo diverso; normalmente avrebbe detto qualcosa, ma adesso era inutile, e rimase in silenzio. Fu raggiunta, senza che ce ne fosse un motivo, dal ricordo della sua mamma, negli ultimi suoi giorni di vita: le era parsa quasi un’altra persona, torturata da qualcosa di incomprensibile, come adesso era lei, desiderosa di ritrovare la memoria, riannodare dei fili, pensare, senza nient’altro.
Suo marito disse sottovoce qualcosa, continuando a guidare; Giulia lo osservò per un attimo, non comprese neppure le sue parole, lo vide diverso da lei, distante, rinchiuso in qualcosa di inesistente eppure inviolabile, le apparve una persona che le sarebbe terribilmente mancata, a cominciare sin da domani, con la quale sarebbe stata disposta a invecchiare, fino a poche ore più indietro, ma che adesso non aveva più nulla, forse, da spartire davvero con lei.
Bruno Magnolfi
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