Il locale non era affollato. La signora Lucia si era seduta ad un tavolino in fondo all’ampia sala del bar principale del suo quartiere, e si era fatta servire dal cameriere una fumante tazza di the con del limone. Era bello prendersi una pausa del genere ogni tanto, pensava; lasciare che le cose scorressero un po’ senza preoccuparsene troppo. Le piaceva anche star lì a guardare le persone che entravano e uscivano da quel locale, ma senza curiosità, solo per il gusto di passare in rassegna espressioni e modi di fare che la facevano sentir viva, in un luogo privilegiato di osservazione.
Un uomo e una donna, molto più giovani di lei, erano entrati quasi con timidezza dentro a quel bar, e con calma erano andati a sedersi proprio vicino al tavolino della signora Lucia. La ragazza, spostando la sedia, le aveva lievemente sorriso, come per un senso di rispetto per quel rito del the in cui la signora sembrava occupata, poi aveva detto qualcosa sottovoce, senza riferirsi a nessuno in particolare, come per un commento neutrale. La signora Lucia dapprima aveva risposto con un accenno del capo, poi aveva distolto il suo sguardo per tornare a sorseggiare la sua bevanda.
L’uomo aveva detto una frase a voce bassa, poco dopo, probabilmente chiedendo alla ragazza la sua ordinazione per il cameriere, e lei aveva risposto in modo un po’ goffo, guardandosi attorno, come nervosamente a cercare un’ispirazione dallo stesso locale. Infine avevano chiesto al cameriere di portare loro dei toast, del succo di frutta, del vino e anche un caffè. Poi lui aveva preso un mano della ragazza tenendola in mezzo alle sue, sopra al piano del tavolo, accarezzandola con delicatezza, e continuando a guardarla negli occhi. Lei si era schernita, aveva sussurrato qualcosa, poi era tornata a guardare la porta del bar, attenta ad ogni persona che entrava.
Non era passato molto tempo, la signora Lucia stava già pensando di andarsene, la serata cominciava a scurirsi e a lei faceva piacere rientrare prima che per strada fossero accesi i lampioni. Era entrato qualcuno da cui la ragazza non voleva probabilmente farsi vedere, e così, all’improvviso, aveva mostrato una grande agitazione: si era abbassata, nascondendosi dietro al tavolino, come per mettere a posto una scarpa o qualcosa del genere, aveva poi armeggiato a viso basso con la sua borsetta rimasta sopra una sedia vicina, e infine aveva voltato la testa verso la signora Lucia, coprendosi il viso alla meglio con la lista delle consumazioni.
Il cameriere era arrivato subito dopo appoggiando sul tavolo dei due i piattini con le ordinazioni, ma la ragazza aveva fatto cenno al compagno di volersene andare. L’uomo era sbottato dicendo qualcosa probabilmente di poco elegante, e lei gli aveva assestato un piccolo pugno a una spalla, come a mostrare quanto distanti fossero i loro pensieri. Infine si era alzata, di fretta, aveva ripreso la sua borsetta e in un attimo aveva infilato la porta, sparendo senza dire nient’altro.
L’uomo era rimasto come paralizzato; poi, lentamente, si era voltato verso la signora Lucia, come a cercare una solidarietà del tutto improbabile. Oggi le donne sono diventate per me assolutamente incomprensibili, disse; la signora Lucia si limitò a guardargli la faccia, l’espressione spaurita che aveva, gli occhi slavati e persi dietro ad una verità per lui inconcepibile, ma non disse niente.
Bruno Magnolfi
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