I
termosifoni sono appena tiepidi, rifletto, eppure fuori il freddo è
pungente, ci sarebbe bisogno di una temperatura più alta per stare bene
in queste mie stanze d’affitto. Giro per casa con un grosso maglione
sopra le spalle, mi sposto con difficoltà perdendomi in nulla, ho i
brividi, avrei voglia di sdraiarmi nel letto vestito come sono,
raggomitolandomi sotto alle coperte alla ricerca di quel caldo e quella
concentrazione che adesso mi mancano.
Potrei
uscire, andarmi a rinchiudere in un cinema e distrarmi. Poi penso che il
mio dovere sia quello di starmene qui a cercare almeno di mettere
insieme un programma per il mio futuro. Certe volte immagino di essere
arrivato al culmine di tutto, più avanti di così non posso spingermi, ci
vorrebbe un’occasione, un piccolo aiuto del caso o della fortuna, per
uscire da questa fase.
Sento
bussare alla porta, è la signora che abita nell’altro appartamento sul
pianerottolo, mi viene a chiedere come stia, se abbia bisogno di
qualcosa. No, è tutto a posto, non deve preoccuparsi, le dico. Forse
dovrei partire, proseguo; andarmene da qui, imbarcarmi per un lungo
viaggio che serva a dimenticare tutto questo. Ha sempre voglia di
scherzare, fa lei, dove vuole andare con la sua salute cagionevole, alla
sua età.
Forse ha
ragione, sussurro, ma che cosa vuole che importi tutto questo: voglio
andarmene, questo è ciò che conta più di ogni altra cosa. Va bene, va
bene, fa la signora, vuole intanto che le porti un po’ di minestra
calda? Faccio segno di si con la testa, lei mi sistema la tavola, io
intanto mi siedo. Se non fosse per questo freddo che sento, rifletto tra
me, sarebbe tutto più semplice, le cose apparirebbero sotto una luce
senz’altro differente.
La signora
esce, ed io all’improvviso mi sento un pezzente ridotto ai minimi
termini. Quando torna sento di aver preso una decisione importante
dentro di me: tra un mese da oggi le cose dovranno andare in un’altra
maniera, dovrò impegnarmi per un cambiamento radicale delle mie
giornate. La signora mi spiega che fuori è in corso un assembramento non
so in quale piazza, dicono tutti che le cose cambieranno tra breve.
Ingoio
lentamente un cucchiaio di minestra, la gola scaldata mi rinfranca,
penso che anche io vorrei far parte di quella spinta verso un grande
cambiamento, perciò mi spingerò fuori, con gli altri, prenderò parte
alla vita sociale di questa città, fino a dimenticarmi dei miei piccoli
guai, di questo freddo che continua ad attanagliarmi: fingerò di non
sentirlo, forse, semplicemente, come se il clima fosse cambiato davvero,
ancora prima che sia giunta la bella stagione e che si sia fuori
davvero da questo inverno terribile.
Mi sento
la testa pesante, la signora prende il piatto ormai vuoto, dice che se
ne va, se ho bisogno di qualcosa le devo bussare alla porta. Va bene,
dico, la ringrazio. Poi mi alzo da tavola, vado a guardare dalla
finestra lo spicchio di strada qua sotto: non c’è nessuno, chissà dove
sono tutte le persone. Voglio uscire, penso ancora, andare a cercare la
gente. Infine entro nella mia piccola camera, scosto le coperte del
letto e mi corico: mi basta mezz’ora, penso, un’ora al massimo; poi sarò
pronto, mi unirò agli altri, farò la mia parte, nessuno avrà niente da
dire.
Bruno Magnolfi
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