Ernesto non parla con nessuno, ascolta i comandi, ripete a volte le
parole dentro di sé, poi abbassa la testa, mostrando segno che ha
compreso, e subito si muove, prende gli attrezzi che gli servono, si
mette a lavorare, insieme agli altri. Mentre suda sotto al sole pensa
che fra qualche giorno sarà sabato, la sera indosserà la sua camicia
pulita, andrà a piedi di nuovo, come tutti i giorni, fino alla frazione
Ramazzotti, al circolino del paese, e passerà la sera a bere e a ridere
insieme agli altri uomini. Al circolino i senegalesi non ci vanno,
restano tutti nella loro stalla anche al sabato, e non si fanno mai
vedere in giro quando gli uomini del posto hanno bevuto e parlano tra
loro a voce alta.
Ad Ernesto non importa, ride quando gli altri ridono, lascia che
qualcuno lo prenda in giro come sempre, si sente ogni tanto al centro
dell’attenzione e forse non gli importa d’altro, almeno al sabato. Però
non gli piace quando qualcuno parla male dei senegalesi, e dice qualcosa
contro di loro soltanto perché appaiono differenti. Non sono suoi amici
quei ragazzi magri e neri, non ha molto da spartire con loro, lo sa
bene, però quelli sudano sotto al sole insieme a lui, e questo per
Ernesto è forse più importante d qualsiasi altro elemento.
Sarai mica diventato come loro, gli dicono a volte al circolino, e lui
quasi sempre se la ride. Poi però lo spingono fuori, durante un giorno
forse un po’ diverso, e hanno la faccia brutta, gli dicono a muso duro
che almeno quella sera lui deve andarsene da lì, sei soltanto come loro,
gli ripetono, nessuno ride, e qualcuno da dietro gli assesta
all’improvviso una legnata nella schiena. Ernesto cade subito a terra
nella polvere della strada davanti al circolino, nessuno lo difende,
nessuno gli chiede di rialzarsi, se ne vanno, e a lui pare impossibile
che stia accadendo tutto questo.
Ma non è tanto grave per una pelle dura come lui, si rialza da solo, se
mette a camminare, si sente soltanto un po’ dolorante dappertutto, ma
ce la fa a ritornare alle sue due stanze dove abita. Gli viene da
piangere mentre percorre al buio tutto quel tratto di strada che lo
separa dalla sua branda, c’è qualcosa sicuramente che non ha capito,
qualcosa che non vuole proprio entrargli nella testa. Adesso però si
sente un po’ più amico dei senegalesi, loro sudano sotto al sole proprio
come lui, e lui ha qualcosa da condividere con loro: andrà da loro la
prossima volta, starà nella stalla dove stanno loro anche di sabato, e
saprà che c’è qualcosa in più da accennare con la testa, anche se non ci
sono le parole nella lingua giusta per spiegarsi.
Starà lì con loro, nel buio di quella stalla dove abitano quei musi
neri, e c’è quel sudare tutto il giorno che adesso li accomuna anche di
più, e se quando qualche volta ci sarà da schierarsi da qualche parte,
adesso Ernesto sa perfettamente da quale lato dovrà mettersi.
Bruno Magnolfi
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