giovedì 13 ottobre 2011

Di nuovo primavera.


Resto seduto, in questa piccola stanza quasi vuota, ammobiliata solo con un tavolo di legno ed una libreria, e mi sento bene a leggere qualcosa, sfogliare vecchi volumi che in molti casi ho letto già, ma in cui riesco a ritrovare sempre cose nuove, frasi e parole su cui la volta precedente non mi ero sufficientemente soffermato, e mentre svolgo questa attività mi sembra spesso di non aver bisogno di nient’altro.

Poi però penso a quante cose ci possono essere fuori, fuori da qui, dai miei pensieri, da queste pagine consunte, e allora torno ad osservare quello spicchio di strada che si vede dalla mia finestra, e mi sembra che tutto sia ordinario, monotono, consolidato, come se, qualsiasi cosa potessi mai trovare dentro alla mia testa o in queste pagine, sarebbe comunque qualcosa che non vale, che non porta alcuna novità.

Mi sollevo dalla sedia, cammino dentro alla mia piccola stanza, e mi sento nervoso, preda di un tormento che giunge dal di fuori, ed è come se tutti i miei pensieri subissero un attacco alla loro legittimità, o come se non fosse giustificato neppure ciò che penso, o tutto quello che riesco a riflettere sopra a questi libri, proprio come se le pagine che sfoglio fossero rimaste preda della loro bella età, risultando vecchie, una volta per tutte, fuori scala, senza possibilità di dire altro.

Apro la porta, esco in corridoio, indosso velocemente la mia giacca e scendo senza tentennamenti le scale di questo condominio: fuori non c’è niente, niente che io abbia altre volte visto e riflettuto, eppure oggi c’è il sole, forse è primavera, la giornata è calda, l’aria piacevole, come qualsiasi altra primavera.

Bruno Magnolfi


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