Una donna
sorride, le piacciono i cani, penso, poi si ferma e chiede se è buono.
Fo cenno di si, lei gli tocca il muso, lui annusa la mano. Se ne va,
credo che potrei fare un lungo giro alla ricerca di angoli di città che
non conosco, ma forse sarebbe anche inutile, non ho in questo momento lo
spirito adatto. Torna la donna, dice che ne ha avuto uno simile,
qualche anno fa. Annuisco, le dico che se vuol fare un giro con il mio
cane bastardo per me va benissimo. Lei ne è felice, prende il
guinzaglio, si allontana ma soltanto di poco.
Torna,
dice che non ce la fa con la pensione, un altro cane non se lo può
proprio permettere, così le dico che posso prestarle il mio ogni tanto,
basta ritrovarsi al giardino a quell’ora. Risponde che le va bene, lei
si chiama Teresa, potrebbe tenerlo qualche volta, magari quando io ho da
fare. D’accordo, le dico, è tutto a posto. Se ne va contenta, Teresa:
oggi ho fatto un incontro importante, pensa quasi dicendo a voce alta
questa sua frase.
Potrei
arrivare fino alla stazione degli autobus, tanto per incontrare un po’
di persone, ma sono i pensieri quelli che cerco, e loro stamani non
vogliono proprio farsi vedere. Così resto fermo e cerco di riflettere
qualcosa senza programma. Il mio cane bastardo mi guarda e mugola, forse
ha capito qualche passaggio che mi vuol suggerire. Va bene, gli dico,
andiamocene sull’argine del fiume, forse troveremo qualcuno anche lì.
Non
ha alcun senso che io continui a sforzarmi per comprendere qualcosa che
sfugge. Qualsiasi cosa mi metta in testa di fare risulta sbagliata, o
inadatta. Il cane mi guarda, scuote le orecchie, prosegue a camminare
con tranquillità. Cerco gli altri su dei temi che a me stanno a cuore,
ma sembra proprio che tutti mi evitino, come se i miei argomenti fossero
assurdi, privi di qualsiasi possibilità di dialogo.
Ripenso
alla donna che ho incontrato al giardino, e credo che potrebbe essere
la persona perfetta con la quale iniziare un percorso. Potrei trovare
con lei delle affinità, qualcosa che possa coinvolgere anche altre
persone. Poi rido. Il mio cane bastardo mi guarda, lui forse è
d’accordo, insieme continuiamo a camminare, come se ci fosse davvero
qualcosa alla fine di quei nostri passi. Arriviamo al fiume, sgancio il
guinzaglio, lui corre in giro senza una direzione precisa, annusa
dappertutto e marca il territorio come l’istinto gli suggerisce di fare.
Poi torna verso di me, sembra vagamente abbattuto: qui non c’è niente,
pare suggerirmi; niente che possa permettere di trattenerci ancora da
queste parti.
Bruno Magnolfi
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