Lui
muove la testa per seguire con gli occhi qualcosa fuori dalla finestra,
lei lo osserva senza interesse ma come replicando una volta di più una
propria abitudine. Il giardino davanti alla casa è soltanto una striscia
di cemento recintata da una ringhiera di ferro, al cui interno
vivacchiano alcune piante dalle foglie polverose in vasi scuri di
diverse forme. Non ci trovo niente di male, fa lei, quasi con ironia.
Domani potremmo partire presto, e dopo il viaggio goderci tutto il resto
della giornata passeggiando sulla spiaggia senza pensieri. Lui si
volta, la guarda, pensa a cosa tirar fuori per toglierle o almeno
indebolirle quell’idea dalla mente; poi, quasi senza una vera e propria
espressione, dice soltanto: certo, sarebbe proprio quello che ci vuole.
Lei
prosegue a fumare seduta allo scrittorio, sfoglia senza interesse una
rivista illustrata e intanto continua a pensare al suo delizioso fine
settimana da trascorrere senza preoccupazioni in quel paesino di mare,
che le piace, certo, ma dove soprattutto avrà modo di capire a che punto
siano i suoi sentimenti per lui. Lui a sua volta si rende conto
perfettamente che una volta arrivati in quel luogo così meraviglioso nei
pensieri e nei discorsi di lei, lei inizierebbe inevitabilmente a
lamentarsi che la temperatura dell’aria non è quella che si immaginava,
che in giro non c’è quasi nessuno, che l’albergo non va bene, il cibo
del ristorante non le piace e tante altre cose del genere; fino ad
affermare che forse muoversi da casa è stato un deprecabile errore.
Lui
all’improvviso si muove come ricordandosi qualcosa di urgente, lei gli
chiede subito cosa c’è che non vada. Ho lasciato l`agenda in ufficio,
spiega lui con disappunto; ma in fondo forse non è neppure cosi
importante, posso fare un salto a prenderla più tardi. Certo, potresti
passarci dopo cena, fa lei, magari vengo con te e ci fermiamo in un
locale a bere qualcosa, tanto per passare la serata. No, insiste lui, ho
detto che non è molto importante, in fondo posso rimandare anche a
domani mattina. Lei lo osserva con attenzione per capire se quella sia
soltanto una classica tattica per uscire di casa più tardi da solo,
magari per telefonare a chissà chi senza essere ascoltato, oppure se gli
va soltanto di stare per un po’ senza di lei; ma poi si sente attratta
da un pensiero in cui è prevista soltanto se stessa, e così dice: va
bene, hai ragione, stasera c’è appunto un programma in televisione che
non mi va proprio di perdere.
Lei
trova sul giornale che ha di fronte le previsioni meteorologiche per
quei giorni e sbotta subito: vedi, domani forse ci sarà pure qualche
nuvola in cielo, ma è quasi sicuro che non pioverà, mi pare questa senza
dubbio un’ottima notizia. Lui torna ad osservare qualcosa fuori dalla
finestra chiusa, e intanto riprende a riflettere su che cosa mettere in
mezzo per distoglierla da quell’idea poco felice. Se mi telefonasse il
Mariotti per quel progetto, dice quasi sottovoce ma scandendo bene le
parole, sarebbe bene fossi pronto ad incontrarlo, in qualsiasi momento
gli venisse alla mente di vedermi. Purtroppo la cosa migliore per tutto
questo sarebbe che non mi allontanassi troppo da qui e dall’ufficio. Lei
non dice niente, mostrando forse di non credere neppure ad una parola
di quello che è appena stato detto, ma evita qualsiasi commento.
Lui
la osserva per un attimo, vagamente perplesso per quell’improvvisa
assenza di opinioni, poi annuncia, tanto per cambiare argomento, che
stasera si diletterà di cucina, impegnandosi in verdure al vapore e
involtini di vitello cotti nel forno. Lei non si scuote, osserva per un
attimo la televisione spenta per cercare di immaginarsi a che cosa
avrebbe davvero voglia di assistere, e infine allunga un braccio per
raccogliere il telecomando, senza premere però alcun pulsante. Suona il
telefono, lui esce dalla stanza, poi torna dopo appena un minuto: era il
Mariotti, dice; domani mi vuole vedere, mi dispiace per i tuoi
programmi. Adesso vado in cucina, più tardi passerò dall’ufficio.
Bruno Magnolfi
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