Quasi ogni
giorno vengo qui, ad osservare questo pezzo di terra dopo le ultime
case del mio paese. Non c’è niente di particolare qui: gli alberi
rimangono in fondo, dove inizia il bosco, il muretto di pietre costeggia
la strada da dove non passa nessuno; e questo campo incolto,
abbandonato da chissà quanti decenni, dove qualche volta un pastore
della zona spinge una ventina di pecore a brucare l’erba, mostra
soltanto la pace e la calma del niente.
Torno
indietro, rientro in paese, saluto qualcuno, raggiungo la piccola piazza
ed entro dentro al caffè, a perdere un po’ di tempo e bere una birra.
Qualcuno mi ha detto che è stato acquistato quel pezzo di terra, gente
che non si conosce, un altro si chiede chissà cosa faranno. E’ solo un
pezzo di terra, dico alle persone che conosco di più, non si può farne
molte cose, forse costruirci un capannone, oppure villette a schiera, o
farci una serra per coltivazioni intensive.
Così tutti
i giorni torno a vedere se qualcosa è accaduto, se siano arrivate le
ruspe, le gru, gli operai, a cambiare l’immagine di tutta la zona. Non
me ne importa moltissimo, non si può essere nostalgici di tutto,
addirittura per quello che non è ancora accaduto, ma in ogni caso mi
pare quasi ci sia qualcosa di me in quel pezzo di terra, e vorrei tanto
non gli succedesse niente di brutto.
Mi siedo
sopra una pietra, aspetto qualcosa, come se le mie stesse giornate
dipendessero soltanto da quanto forse è già stato deciso. Le ortiche e i
papaveri continuano a crescere su quel pezzo di terra, ed io mi sento
con loro, con quella maniera casuale e distaccata che hanno le piante
spontanee di uscire fuori da una parte o dall’altra. Poi, qualcuno che
sa, mi tocca una spalla, mi dice che non accadrà proprio un bel niente,
nessuno ha intenzione di fare nulla in quel luogo, se non lasciare le
cose così come stanno.
Mi sento
quasi deluso, torno al caffè, sulla piazza, saluto qualcuno e mi faccio
servire una birra: siete soltanto paurosi, dico a tutti i presenti; non
sapete affrontare le cose. Vi basta non mettervi mai in discussione, o
che qualcuno non venga a togliervi le vostre abitudini. Io sono pronto,
al contrario di voi, ad ogni variazione possibile. Perciò cerco di
conservare un atteggiamento vigile e critico, che non significa
semplicemente far niente, bensì un comportamento che tenga conto di
quanto possa accadere, se mai accadrà, e di guardare le cose col valore
che hanno nel tempo, perché tutto è destinato a cambiare, questo caffè,
questo paese, noi e le nostre stesse espressioni.
Poi bevo
un sorso della mia birra, gli altri mormorano qualcosa senza rispondere
niente. Per questo dobbiamo avere memoria, riprendo; ricordarci
perfettamente di quanto è accaduto ieri ed il giorno prima, perché
niente, una di queste volte, sarà ancora com’è sempre stato, e noi ci
abitueremo alla svelta ai nuovi modi, ai cambiamenti avvenuti, e saremo
diversi, per forza, senza neppure riuscire a rammentarci da dove tutto
questo in un giorno qualsiasi è potuto uscir fuori.
Bruno Magnolfi
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