domenica 6 febbraio 2011
(Profilo n. 8). Estraneo al mondo.
Sto da solo in questa mia cuccia calda, e penso a tutto il mondo che lentamente continua a muoversi, a girare indifferente per conto suo, senza che questo abbia minimamente qualcosa a che fare con le mie idee, i miei propositi, la mia maniera di essere. Certe volte, senza che ne sia preoccupato, sento che qualcuno cerca di tenermi d’occhio, aspetta solo che io faccia qualcosa di strano, che mi comporti in maniera inadatta, lo sanno tutti che non ci si può aspettare molto da me, ho già avuto dei piccoli problemi in passato, ma proprio per questo io lascio perdere tutte le loro congetture, e resto qui, come se il loro osservarmi non mi riguardasse minimamente.
Non credo che qualcuno si preoccupi di venire davvero a cercarmi, e per me il solo sapere che tutti mi passano quasi vicino, proprio davanti, senza che nessuno di loro riesca a vedermi, ad immaginare minimamente che io sia qui, rintanato in questo posticino perfetto, dove mi sento a mio agio, capace di stare al di fuori del mondo e di poter osservare ogni dettaglio di ciò che succede, ecco, questa per me è la sensazione migliore che potessi provare. Non mi importa di nulla, di nient’altro, se non di starmene qui, senza che nessuno se lo immagini. Sorrido mentre guardo la gente sui marciapiedi da dietro queste inferriate.
Esco, certe volte, da questa cantina buia e abbandonata, ma solo la sera, quando nessuno può riconoscermi, e allora vado a rivedere quei luoghi che più mi piacciono, quelli a cui mi sento più affezionato. Qualcuno mi guarda, per via dei vestiti malconci, a qualcun altro chiedo uno spicciolo, senza insistenza, quasi per non perdere quella abitudine. Compro qualcosa da mangiare, nient’altro, perché di niente sento di avere bisogno. Poi torno svelto a sistemarmi all’interno della mia cuccia.
Da dietro la grata osservo la sera scorrere come sempre, ascolto i passi di chi transita sul marciapiede, immagino la fretta, o l’indolenza, oppure la serenità. Mi sento tranquillo, qui non potranno trovarmi, e questa per me è la cosa più importante di tutte. Certe volte riesco a comprendere frasi e parole che le persone si scambiano passando proprio qui accanto: parlano delle loro attività, dei loro modi di pensare, a volte di quello che faranno domani, o chissà quando. Mi stupisco delle loro apparenti certezze, e a volte rido della loro incapacità di rendersi conto: sono come dei bambini, innocenti, non adatti a proseguire ciò che credono di fare; si ingannano tra loro inconsapevolmente, e c’è senz’altro chi approfitta della loro inadeguatezza.
Mi sento felice del poter starmene fuori da tutta questa bolgia, solo io riesco ad avere un’opinione obiettiva sulle cose, di questo sono sicuro, e quando certe volte mi addormento tra i cartoni e le coperte vecchie, mi sento a posto, come mai mi sono sentito durante la mia vita. Su questo muro, sotto la grata, scriverò uno di questi giorni il mio testamento, il mio pensiero su tutti coloro che mi sono passati accanto senza neanche saperlo: sarà per loro una sorpresa, un rendersi conto che c’era qualcos’altro che non avevano minimamente immaginato.
Bruno Magnolfi
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