Ci sono delle volte che mi siedo qui e non penso niente, diceva la vedova del signor Carli ad una sua conoscente la quale, sapendola sola tutto il giorno, ogni tanto andava a farle una visita in quella bella casa un po’ periferica con un grazioso giardinetto sul davanti. Di fatto ormai erano diversi anni che era venuto a mancare suo marito, ma la vita della donna era sempre proseguita come se il signor Carli fosse stato assente per tutto quel tempo in maniera assolutamente momentanea, anzi, come se il suo rientro a cosa fosse un semplice ritardo, questione di un giorno o addirittura poche ore.
Certe volte, passando per caso lì davanti, si poteva notare la vedova del signor Carli mentre si affacciava con curiosità su quel suo giardinetto, forse per osservare le sue rose o qualche altro fiorellino che curava quasi ogni giorno, certo; ma era facile, in uno di quei frangenti, sorprenderla a gettare uno sguardo oltre la recinzione di ferro battuto, fino in fondo alla strada, come aspettandosi di veder sopraggiungere l’automobile di quel suo povero marito, morto d’infarto all’improvviso e lontano da casa, rientrato in anticipo dai suoi tanti impegni di lavoro. Poi la donna saliva quel paio di gradini senza alcuna delusione per essersi accorta che la vettura transitata non assomigliava affatto, neppure nel colore, a quella bella macchina che aveva avuto suo marito, e allora si piazzava lì, seduta su una vecchia poltrona di vimini, come armandosi di rinnovata pazienza, nella consapevolezza che forse ci sarebbe voluto più tempo di quanto si sarebbe aspettata.
Ecco, diceva adesso la vedova del signor Carli a quella conoscente; mi piazzo qui, sulla mia sedia, e nessun pensiero sembra passarmi per la testa: noto che non c’è niente che non va nella mia vita, ed anche se spesso sembra che io sia troppo sola, di fatto non è vero, lo sento dentro di me, nel mio profondo, che questo non è vero. Non sento alcun bisogno di riempire un vuoto, perché non c’è alcun vuoto, sono assolutamente consapevole di questo. L’altra la faceva parlare senza darle troppo retta, le spiegava al contrario qualcosa della sua famiglia, del suo essere sempre di corsa nel preoccuparsi di tutte quelle piccole cose che rendono completa una giornata, secondo lei, ma la signora Carli continuava semplicemente ad ascoltarla in silenzio, con quel mezzo sorriso sulle labbra che indicava come una superiorità e quasi uno stupore nell’apprendere di un’esistenza e di comportamenti così distanti dai suoi modi. Si formavano a volte delle pause nel loro discorrere tranquillo, ma la vedova del signor Carli era sempre tranquilla, quasi imperturbabile nel suo restarsene all’interno di quell’atteggiamento che non mutava mai.
Lo so che mio marito non tornerà, diceva a quella conoscente senza attendere neppure che le avesse rivolto una domanda di quel genere; però la sua presenza è qui, è nell’aria, e poco importa cosa sia la verità delle cose: so che una vettura ha svoltato ancora in questa mia piccola strada, forse è la sua, forse è lui che è qui, che sta già tornando, e a me non mi importa neppure sapere cosa mai io possa preparargli per la cena: quando sarà qui ci penserò, o decideremo insieme, probabilmente.
Bruno Magnolfi
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