domenica 1 gennaio 2012

(Profilo n. 15). A spasso nel mondo.


La piazzetta del paese, da un anno all’altro, appariva identica, invariabile, con le sue panchine di legno nel centro, intorno alle quali erano state ricavate delle aiuole che costituivano nell’insieme un piccolo giardinetto, con quattro alberi di tiglio messi in modo simmetrico, dalle foglie verde scuro perennemente polverose. Lui, potevi incontrarlo lì, seduto, generalmente intento a leggere qualche giornale, immerso nei suoi pensieri, o certe volte impegnato a scrivere qualcosa sopra a dei fogli bianchi, o anche sopra qualche vecchio quaderno.

Nessuno ricordava di averlo mai visto lavorare, o occuparsi di qualcosa, forse un’invalidità permanente lo aveva reso inabile a qualsiasi attività, o forse aveva una piccola rendita che gli permetteva di mandare avanti le giornate così, senza uno scopo preciso. In ogni caso stava là, in modo assiduo, da solo, praticamente in ogni stagione, come se quello fosse l’unico luogo dove si trovasse a suo agio, in pace, soddisfatto di sé e delle sue riflessioni. Lo salutavamo, è evidente, se si incontrava lungo il marciapiede, quando magari se ne tornava verso casa, ma lui rispondeva in genere con appena un bofonchio, segno evidente della sua scarsa disponibilità verso gli altri.

Una volta dei ragazzetti gli avevano urlato dietro qualcosa, tanto per ridere, ma lui non si era preoccupato più del dovuto. Si era fermato, aveva girato indietro solo metà del suo corpo, ed era semplicemente rimasto lì per qualche minuto, ad osservare quel gruppo che si allontanava, come se già soltanto quello sguardo fosse una punizione più che sufficiente. La maggior parte delle volte, però, nessuno faceva mai troppo caso alla sua persona, come se la sua figura fosse scontata, facesse parte di quel panorama paesano, e non ci fosse da preoccuparsene troppo.

Un giorno qualsiasi, poi, senza neppure un motivo apparente, come fosse per la prima volta, lui aveva iniziato a parlare. All’improvviso chissà che cosa era scattato dentro di lui, aveva iniziato a fermare per strada qualcuno, e gli chiedeva qualcosa, e poi di seguito iniziava a parlare di sé, delle sue convinzioni, di ciò che pensava, a volte addirittura anche della sua opinione sul nostro piccolo paese. Da un giorno all’altro aveva iniziato a parlare di tutto con tutti, anche di cose che non interessavano troppo, come se dovesse rifarsi di un lungo periodo solitario, in cui non aveva detto niente. Raccontava che a lui sarebbe piaciuto girare, andarsene a spasso nel mondo, e questo ai più di noialtri sembrava praticamente incredibile, proprio lui che era sempre sembrata la persona più inamovibile tra tutti, quasi incastrata dentro a quelle poche abitudini di cui aveva fatto sfoggio da sempre. Eppure adesso questo diceva.

E infine sparì dalla strada, d’improvviso, come si fosse stufato di tutto, come se avesse iniziato a cercare di starsene in casa il più a lungo possibile. Non lo si vedeva più nella solita piazzetta, non si incontrava lungo la via, ma nessuno stette davvero a preoccuparsi di quella sua nuova stranezza, e il fatto di non incontrarlo sul marciapiede, per alcuni fu quasi motivo di alleggerimento, rispetto a quei suoi discorsi un po’ noiosi e inconcludenti. Così passarono alcune settimane, forse anche di più, e solo per caso si scoprì a un certo punto che era partito. Allora parve mancare di più a tutti noi, e molti solo allora si ricordarono di essere suoi concittadini, e qualcuno prese quasi a parlarne con nostalgia, come se quella assenza fosse una perdita per coloro che lo avevano conosciuto, anche se alla fine parecchi paesani si abituarono velocemente a non incontrarlo più sul marciapiede, perché lui era andato via veramente, e ognuno se ne dovette fare una propria ragione: era andato sul serio, come a qualcuno aveva confessato di voler fare prima o dopo, ed ora era possibile soltanto immaginarlo in chissà quali dei suoi giri, sicuramente a spasso nel mondo.

Bruno Magnolfi

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