La donna seduta guarda avanti a sé, come cercando, in ciò che ha di
fronte, in un segno sul muro, forse in un soprammobile di quel
soggiorno, il senso dei propri pensieri. L’uomo, muovendosi in silenzio,
con il bambino per mano, entra nella stanza con lentezza, cercando
quasi di non apparire, con l’impermeabile addosso e l’espressione di chi
sta subendo qualcosa.
Il bambino senza fretta si stacca dalla
mano dell’uomo, va verso la donna, e senza che lei faccia alcun gesto
oltre abbracciarlo, le dà un bacio sopra la guancia. Ciao piccolo, dice
la donna abbozzando un sorriso, Come è andata oggi la scuola? Lui toglie
velocemente il giubbotto e va a sedersi sopra una sedia, appoggiando la
sua cartella scolastica sopra a quel tavolo; poi tira fuori il
quaderno. Tutto bene, dice alla fine, indaffarato a tirar fuori la
matite e a trovare la pagina che gli interessa.
L’uomo immobile
guarda la donna, poi dice: va bene, se non c’è niente, io vado. La donna
lo guarda, pensa che si sentirà più a suo agio appena lui sarà uscito,
però qualcosa dentro di lei vorrebbe forse trattenerlo. Dice: Vai a
riprenderlo a scuola anche domani? L’uomo che è già voltato di fianco,
pronto per dare un ultimo abbraccio a suo figlio prima di uscire,
risponde soltanto: no, domani non posso, ti telefonerò per avvertirti
quando potrò essere libero.
Il bambino ha ripreso il disegno
iniziato all’asilo, sembra preso soltanto da ciò che sta colorando, ma
poi dice: vieni tu mamma, domani? Suo padre si avvicina, si china sul
tavolo a guardare da vicino il disegno, gli appoggia una mano sopra la
testa, con voce bassa, dice: quando torno a riprenderti mi fai vedere
tutti gli ultimi disegni che hai fatto, vero? Se sono come questo
saranno bellissimi. La mamma come a intromettersi dice: si, vengo io.
Poi si alza dalla sua sedia e va nella stanza vicina, quasi a mostrare
che il tempo delle visite è ormai finito.
L’uomo dà un bacio al
bambino, si muove nella stanza per raggiungere velocemente l’uscita, ma
lei, improvvisamente ritorna, si ferma per un attimo proprio davanti ai
suoi piedi, gli dice: grazie, non riuscendo a dire nient’altro. Lui la
guarda, forse vorrebbe abbracciarla, come ha fatto un attimo fa con suo
figlio, ma si trattiene, poi dice: non c’è niente di cui ringraziarmi.
Lei gli sfiora la manica dell’impermeabile, dice: ciao allora, con un
leggero sorriso che le esce quasi senza volere.
Il bambino, che
non è rimasto per niente indifferente a quel gesto, dice come tra sé:
forse vi potrei disegnare, se vi metteste vicini. L’uomo si volta, lo
guarda, dice: va bene, uno di questi giorni ci metteremo in posa per te.
Poi torna a guardare sua moglie. Lei non ha tolto gli occhi da sopra il
suo viso, assapora quelle parole, infine gli dice, a voce bassa: certo,
almeno per un disegno, è qualcosa che a lui dobbiamo senz’altro.
Bruno Magnolfi
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