sabato 1 settembre 2012

Un libro per volta.



Mio marito è ormai anziano, e certe volte si sveglia durante la notte. Lo sento che si gira, sbatte gli occhi nel buio, cerca una costruzione di pensieri che gli possono essere utili per riaddormentarsi. Non capisco del tutto il motivo di un comportamento del genere, credo non sia assillato da grandi preoccupazioni, e neppure da gravi problemi da affrontare e risolvere.

Poi si alza dal letto, gira per casa in pigiama, va a sedersi al tavolo della cucina, restando lì anche a lungo, senza fare niente. Io fingo di dormire, però ascolto i suoi movimenti per un po’, fino a che finisco spesso per cedere al sonno. Qualche volta lui esce da casa, fa un giro a piedi nella notte per le strade di questo quartiere, e quando torna forse sente la stanchezza giusta per tornare a coricarsi e provare a dormire. Io torno a svegliarmi e a seguire tutti i suoi movimenti.

Invece lui non dorme, o almeno non subito; sta lì e immagina le cose che deve fare il giorno seguente, gli sembrano tutte facili in questa fase, e non avendo alcun contraddittorio riesce velocemente a trovare tutte le soluzioni possibili. Nel buio riesco a vedere quei suoi pensieri, li sento scorrere nella mia mente esattamente come fossi io a riflettere su quelle cose. Invece io, al contrario di lui, resto immobile, con il respiro profondo e cadenzato, il corpo rilassato in una posizione che non concede dubbi sul mio sonno, e seguo tutto ciò che lui fa e che pensa.

Mio marito in dei casi ripassa qualche ricordo: qualche volta ci sono anch’io nella sua memoria, in fondo ci conosciamo da così tanti anni; ma altre volte no, e quasi sempre lui va a rispolverare il periodo in cui era ancora bambino, i primi anni della scuola, le prime amicizie, le prime esperienze di vita sociale. Mi piace riuscire a vedere tutto questo mentre lui pensa. Mi chiedo spesso come faccia tutto il giorno dietro al suo lavoro senza crollare. Eppure va avanti così, ormai da almeno tre anni.

Naturalmente quando si parla di qualcosa, a cena o alla domenica, io cerco sempre di cadere dalle nuvole se lui accenna qualcosa che io ho seguito già attentamente durante qualche nottata. Però questo comportamento, se agli inizi sembrava divertente e anche uno stimolo in più per stargli vicino, alla lunga si sta invece dimostrando del tutto negativo: molte cose, per esempio, avrei senz’altro preferito non saperle, e poi, avere continuamente un contatto con quelle sue difficoltà, con il suo bisogno di richiudersi in sé, nei suoi ricordi e nelle sue intimità, me lo mostra sempre più debole, quasi paralizzato dai suoi pensieri e dal suo modo di preoccuparsi sempre di tutto.

Quando mi parla di qualcosa, è come se sapessi già fin dalla prima parola ciò che ha voglia di dirmi. Diventa, ai miei occhi e ogni giorno di più, un uomo vuoto, quasi incapace di suscitare in me il minimo interesse. Naturalmente io mi comporto come sono sempre stata con lui, e lui non ha il minimo dubbio nei miei confronti; ma io invece sto pensando seriamente di lasciarlo: sono anni che mi occupo di questa persona, penso, ormai tutto quello che poteva darmi lo ha fatto.

Ho bisogno di aria nuova, credo, una vita nuova, forse persino un altro uomo da accudire. Già, perché sono sicura che se dormissi assieme ad un altro, riuscirei a leggerne i pensieri esattamente come adesso accade con mio marito, e la curiosità mi trascina verso tanti uomini che osservo quando giro per la strada. Mi sento contenta quando penso a queste decisioni da prendere: sarà la cosa migliore che avrò fatto nella mia vita, penso, non posso certo tirarmi indietro proprio adesso che sono così convinta di tutte le mie cose. Mio marito si arrangerà, penso alla fine: in fondo quando si è finito di leggere un libro, non resta da far altro che iniziare a leggerne un altro.

Bruno Magnolfi



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