Certe
volte entro in un caffè per alleggerire questi miei pensieri, mi lascio
servire una birra, anche più d’una, in certi casi, e resto lì, come in
un angolo neutrale della realtà, dove certe logiche, almeno per quella
mezz’ora o poco di più, sembrano non avere valore. E’ qui che ho
incontrato quella ragazza, Francesca, un tipo di donna non bella, forse
però interessante, leggermente maschile nei modi, come di chi, a furia
di stare sulla difensiva, è riuscito a indurirsi, a corazzarsi con una
pelle più spessa di qualsiasi avversità.
Inutile
leccarsi le ferite, le ho detto; e lei ha annuito. Forse sono una
ragazza facile, ha spiegato, ma non mi concedo del tutto: trattengo
tanto per me, anche se in fondo non ho molto da perdere, e questo mio
modo di pormi ritengo per me sia una grande fortuna. Così siamo usciti
da dentro al locale, abbiamo camminato insieme lungo le strade di
sempre, cercando di avere degli occhi almeno un po’ differenti per
osservare tutto ciò che già conoscevamo ampiamente. Ci siamo baciati con
un certo stupore, come fosse una meravigliosa scoperta, oppure fingendo
di avere ancora le capacità per sentirsi vicini, dallo stesso lato del
mondo, migliori di tanti, anche se di quest’ultima cosa, a dire il vero,
non abbiamo neppure saputo spiegarci il perché.
Sono
trascorsi in questa maniera dei giorni, delle settimane, persino un paio
di mesi, e le cose si sono complicate un poco per volta: vecchi
problemi individuali mai risolti hanno messo in seria difficoltà la mia
amicizia con Francesca, e la sua verso di me; il suo modo particolare di
guardarmi mi ha fatto sentire sempre di più fuori dal mondo, come
ancorato solo a delle pretese. Non abbiamo legami, le ho dovuto dire ad
un tratto. E’ vero, ha risposto lei: ma se ci perdiamo adesso, non ci
ritroveremo mai più.
Così
abbiamo provato un brivido comune, e allora ci siamo stretti, e abbiamo
cercato in qualche maniera di superare quel momento negativo, perdendo
in questo modo quel coraggio che ci faceva sentire diversi. Forse,
proprio da quel momento, abbiamo iniziato a sentirci una coppia
qualsiasi. Forse le nostre personalità non sono state capaci di quella
coerenza che tanto ci premeva. Forse le cose si sono mostrate
maggiormente ordinarie, risapute, quasi dozzinali. Ma in fondo che
importa, abbiamo pensato: dobbiamo essere noi, persino quando sguazziamo
in mezzo ai difetti.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento