L’auto
procede regolare. La strada è leggermente umida durante quei minuti
prima dell’alba invernale, Fernando come sempre rispetta i limiti di
velocità lungo la provinciale che lo porta fino alla fabbrica dove
lavora. A lui piace fantasticare mentre la sua macchina viaggia
tranquilla come ogni mattina, illuminando l’asfalto davanti e immettendo
aria calda e piacevole nell’abitacolo. A volte gli pare quasi sia
quella tutta la libertà su cui può contare durante la sua giornata, come
se il resto del tempo intorno a lui scorresse quasi per automatismi,
una fase dietro l’altra, senza mai alcuna variazione.
Non c’è
niente da segnalare in quelle giornate, niente da raccontare che sia
differente al giorno avanti o a quello ancora prima, soltanto quella
mezz’ora di viaggio lenta e piacevole che in certi giorni sembra
ripagarlo di tutto, come se fosse quello il suo momento migliore, il
solo vero momento che certe volte sembra appagarlo per tutto il resto.
C’è una piccola zona industriale una volta superata l’ultima borgata di
case, e tra una manciata di capannoni la strada in quel punto lascia lo
spazio ad una serie di piccole vie caratterizzate da larghi piazzali per
il parcheggio dei mezzi, il cartello giallo e nero indica quel luogo
dedicato al lavoro, dove a quell’ora arrivano tutti, operai e dirigenti,
quasi una democratica chiamata alle proprie attività.
Fernando
quando vede il segnale prova sempre una fitta dolorosa: viaggio
terminato, pensa, finita la breve parabola sognante di ogni mattina, la
concretezza delle cose chiama al dovere da svolgere. Non c’è niente di
male, lui è contento del suo lavoro, il suo ruolo lo porta avanti sempre
con serietà, lo stipendio per la sua famiglia è fondamentale, di tutto
questo ne ha piena coscienza. Eppure, quando entra dentro al parcheggio,
qualcosa sembra inesorabilmente fuggirgli via, qualcosa che sa di
ritrovare solamente la mattina seguente, durante lo stesso tragitto.
Per questo
in un giorno qualsiasi decide di ignorare il segnale, di andare avanti,
proseguire fingendo quasi di non accorgersi di essere ormai arrivato.
La strada prosegue regolare, lui guida la sua auto come se ancora ci
fosse un tratto di provinciale da completare, la mente è libera, i
pensieri insistono a muoversi nella sua testa pungolati dalla fantasia.
Gli sembra per una volta di prolungare quel piacere altrimenti
interrotto in maniera sempre crudele, la strada procede, lui si sente
contento, sempre più libero dai suoi doveri, ma qualcosa poco dopo
stringe alla gola Fernando, gli sembra di non sentirsi perfettamente,
non riesce ad andare più avanti, accosta la macchina e velocemente si
ferma al margine della carreggiata.
I fari e
il motore restano accesi, la ventola prosegue a far girare l’aria calda
all’interno, ma lui improvvisamente sta male, non sa cosa fare, non
riesce a capire quale sia la decisione giusta da prendere. Riflette,
immagina i suoi colleghi di lavoro che lo attendono, si sente sul punto
di tornare indietro e fingere con tutti di non sapere che quella non è
una mattina come tutte le altre. Infine torna ad innestare la marcia,
riprende la corsa, va ancora avanti Fernando: cosa importa mancare per
questo giorno, pensa; adesso c’è qualcosa di importante che devo
scoprire, magari proprio dopo la prossima curva, forse, oppure tra un
chilometro o due, non lo so. Adesso c’è qualcosa che devo capire, pensa
ancora con tutte le forze rimaste, non posso rinviare ulteriormente
questo mio appuntamento, devo andare avanti, proseguire, almeno fino
alla fine di questa stupida strada.
Bruno Magnolfi
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