All’improvviso però compie come un salto Amerigo, si dimentica quasi
della nipote, anche se continua a tenerla per mano guardando la strada
davanti a sé; ma è come se fosse la prima volta che vede qualcosa del
genere, qualcosa da cui adesso si sente perfino circondato. Ad un
tratto, infatti, gli è parso quasi di entrare in un banco di nebbia, o
dentro una nuvola, ecco, quasi che il cielo quel giorno avesse deciso di
abbassarsi su lui, fino quasi a fargli staccare i piedi da terra ed
attrarlo a sé in una strana dimensione impalpabile. Sono inspiegabili
certe sensazioni, lo sa perfettamente, così non prova neanche a dire a
sua nipote che cosa gli stia capitando.
C’è una panchina lì accanto, così invita la bambina a sedersi con lui,
in silenzio, momentaneamente come sospesi, quasi senza più alcuna cosa
da dirsi. Cosa c’è di più bello che sentire questo freddo invernale
sopra la faccia, pensa Amerigo, sapere che saranno soltanto le decisioni
giuste a cambiare poco per volta questa realtà, che tutto sarà
modificato prima o dopo, e che ciò che vale adesso forse tra poco non
sarà più così. In silenzio, sua nipote osserva le macchine che
transitano lungo il viale, ne indica una con il suo piccolo dito, come a
fargli vedere che anche lei a suo modo avverte ciò che succede, ne ha
percezione.
Amerigo vorrebbe quasi spiegare alla bambina quali emozioni si prova
quando si ha consapevolezza di tante cose che esistono, ma è un
argomento impossibile, non trova alcuna parola da dirle a riguardo, così
si limita a prendere ancora la sua piccola mano e a tenerla con sé,
come qualcosa di estremamente prezioso, quasi bastasse quel semplice
contatto per trasferirle un po’ di quei suoi pensieri, quelle piccole
preoccupazioni che lui ha accumulato negli anni.
In fondo, c’è poco significato in questo mio volerle spiegare qualcosa,
pensa ancora; al contrario, dovrei sforzarmi di vedere tutto proprio
con i suoi occhi, sentire la realtà con la sua spontanea voglia di
conoscere, di sapere come si muove ogni cosa che sta intorno a noi; ma
rimane difficile, così complicato appare dimenticarsi anche per un
attimo solo il proprio passato, le proprie esperienze, tutto ciò che è
ognuno di noi, e ciò che è stato fino a questo momento.
Poi ad Amerigo torna a mente qualcosa di quando aveva più o meno l’età
di sua nipote. Sua madre gli teneva le mani sugli occhi, certe volte, e
gli chiedeva di immaginare tutto ciò che voleva, come se in quel momento
non ci fosse alcuna limitazione. Così inizia a pensare, Amerigo, come
riuscire a spiegare alla nipote che la cosa forse più importante di
tutte è quella di non smettere mai di avere fantasia, di guardare le
cose certamente per come sono davvero, ma in certi casi di trasformare
tutto quanto semplicemente con la forza dei suoi pensieri, e immaginare
sia ciò che potrebbe essere se stessa, sia il resto che ha intorno a sé,
elaborando una specie di caleidoscopio, una metamorfosi quasi infinita
della realtà.
Poi
torna ad alzarsi e a riprendere la bambina per mano. Ma che importa,
pensa ancora, prima di rimettersi a camminare: lei riuscirà a
comprendere tutto senza neppure bisogno che qualcuno ne spieghi anche
solo una parte di quanto è possibile; e a me basterà tenerla per mano
per trasmetterle anche più di un frammento di quanto vorrei; ma questo
sarà già sufficiente.
Bruno Magnolfi
Nessun commento:
Posta un commento