sabato 27 agosto 2011

In volo, sopra la gente.



Iniziai a volare in un giorno qualsiasi, proprio quando meno me lo sarei aspettato. Mi ero seduto in campagna sopra un muretto, ed ero rimasto lì, ad osservarmi attorno e a meditare sui miei guai. Poi mi ero sollevato in piedi per osservare qualcosa giù per la collina, in fondo alla strada sterrata che si andava a congiungere con quella principale che portava al mio paese, due chilometri più avanti. Mi ero sollevato lentamente quasi senza accorgermene, fino a posizionarmi a tre o quattro metri dal suolo. Muovevo le braccia come se nuotassi immerso in un’acqua trasparente, e avanzavo con calma, con naturalezza, come se una forza incomprensibile mi tenesse in quella posizione, e mi permettesse di librarmi.

Più tardi rimisi i piedi sulla terra e tornai a casa. Sorridevo tra me di quel segreto, custodendolo come una cosa rara, e mi permettevo di osservare tutti quanti con un sottile senso di superiorità che precedentemente non avevo mai provato. Nei giorni seguenti proseguii sempre da solo con i miei esercizi, scoprendo che soltanto da quel muretto riuscivo a spiccare il volo, ma ad ogni prova, senza alcuno sforzo, riuscivo ad ottenere sempre buoni risultati. Ogni volta, tornando a casa, mi sentivo sempre più distante e superiore nei confronti dei vicini di casa e di tutti i miei tanti conoscenti, ed avevo iniziato a provare quasi un senso di pena per coloro che continuavano a salutarmi con semplicità, come sempre avevano fatto, ignari delle differenze intervenute nel frattempo.

In seguito, come capita spesso per tante cose, tutto quanto, e persino in troppo poco tempo, divenne una semplice abitudine: non mi sentivo più neanche particolarmente superiore agli altri, ed anzi, avevo iniziato in breve a provare un certo nervosismo, pensando soprattutto che quel che avevo messo a punto con la mia tecnica, non potesse servirmi nel futuro praticamente a niente. Così avevo iniziato a riflettere su una buona scusa per richiamare tutti quanti fino lì, di fronte a quel muretto che mi permetteva di lievitare in aria, senza dire niente delle mie capacità, ma le cose si dimostrarono più difficili di quel che avrei pensato, e anche quando cominciai a dire che per me era una cosa di importanza decisiva, molti di quelli del paese con cui avevo parlato, giusto per convincerli delle mie buone ragioni, mi rispondevano che avevano altro da portare avanti, e che non avevano tempo per seguirmi e dedicarsi a me.

Alla fine riuscii a reclutare solamente tre persone, ma a me parvero decisamente sufficienti, considerando che quando si sarebbe diffusa la notizia del prodigio, tutti gli altri sarebbero corsi per assistere al miracolo coi loro stessi occhi. Fu al momento che quei tre erano lì a guardarmi, proprio nel momento in cui ero già salito in piedi sopra a quel muretto, che sentii qualcosa dentro di me che non mi parve del tutto convincente. Rimasi lì, difatti, ed i miei piedi non ne vollero sapere di staccarsi dalle pietre. Gli altri non riuscivano neanche a capire a che cosa gli era stato chiesto di assistere, così io iniziai a scongiurarli di credermi sulla parola, che riuscivo veramente a spiccare il volo, e che era già accaduto tante volte, addirittura ogni giorno per dei mesi, addirittura fino al pomeriggio precedente a quel giorno per me infausto.

Se ne andarono senza neppure dire niente, scuotendo la testa e lasciandomi ai miei guai, e a me prese quasi una crisi isterica pensando a quello che mi stava succedendo. Non passò molto tempo, provavo avversione persino nel tornarmene a casa, e quando poi le autorità del paese mi dovettero rinchiudere, io non riuscii neppure ad obiettare qualche cosa: in fondo era giusto così, pensavo; meglio finire segregato piuttosto che cercare di convincere quei paesani delle mie buone ragioni, tanto più che probabilmente nessuno di loro mi avrebbe mai creduto, neppure se davanti ai loro occhi fossi entrato tutto intero dentro a una nuvola, lasciandoli per terra come sciocchi. Sapevo solo io che cosa avevo fatto e quali erano state fino a poco prima le mie capacità, e in fondo per me questo era già decisamente sufficiente.

Bruno Magnolfi


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