giovedì 11 agosto 2011

L'organizzazione imperfetta.



Si contavano in numero elevato coloro che non si erano neppure presentati all’ultimo appuntamento: il dirigente aveva parlato di una realtà deludente e malata (aveva proprio usato questa parola), e di una situazione della quale non riusciva neppure a dare una definizione esauriente, tanto si sentiva indignato. Giancarlo stava lì, assieme agli altri, con le mani sprofondate dentro alle tasche, e gli sembrava, in quella riunione all’aperto, che le nuvole in cielo volassero via veloci come aeroplani, e che qualcosa sfuggisse per sempre a quel bisogno generale di analisi delle cose.

L’orario della mensa nell’insediamento non era stato cambiato, nonostante parecchie lamentele, e lui andando via dall’assembramento si diresse per abitudine da quelle parti, anche se non aveva minimamente appetito. L’appuntamento era stato fissato per un giorno della settimana seguente, ognuno dei presenti doveva cercare di convincere gli altri a non disertarlo, - è di fondamentale importanza -, aveva tuonato il loro dirigente. Un buon numero di persone era già presente nelle sale da pranzo, così Giancarlo si era allontanato a passo deciso, ma senza una meta.

Infine era andato a sdraiarsi sul bordo di un fosso poco lontano, e aveva osservato da lì una nuvola bianca che si dissolveva con rapidità. Gli avevano gridato qualcosa, subito dopo, e lui aveva immediatamente provato un senso di colpa, quindi si era alzato, era andato agli uffici e aveva chiesto un colloquio, ma gli era stato risposto che in quel periodo, considerato ciò che stava accadendo, non si stava dando alcun seguito a quel servizio, a meno che non fosse stato un caso di incontrovertibile urgenza.

Lui si sentiva deluso e vuoto di tutto, non ne aveva ancora parlato con anima viva, ma era sicuro che quella organizzazione perfetta stesse incrinandosi senza rimedio, forse non doveva neppure pensarci, perché a chiedere in giro, come sempre accadeva, gli avrebbero sicuramente risposto così: c’era già chi se ne stava occupando. Perciò era tornato al suo negozio di prodotti biologici, e si era reso conto che con appena dodici azioni delle sue mani riusciva ad aprire l’esercizio, pronto ad accogliere il primo acquirente, senza che niente fosse tralasciato.

I suoi clienti ultimamente desideravano tutti qualcosa per dormire e dimenticare, e lui a tutti proponeva degli infusi di una radice in realtà quasi priva di effetti, ma che stava facendo miracoli in chi ci credeva. Coloro che non venivano al suo negozio evidentemente erano rosi dal dubbio, e lui era tenuto a segnalare ogni acquisto sospetto, registrando il numero di matricola dei suoi clienti, e quindi, per sottrazione, anche coloro che apparentemente non avevano bisogno di nulla.

Giancarlo dovette attendere poco avanti che arrivasse qualcuno, e un buon numero di persone affollarono il negozio per tutto quel pomeriggio. Il suo lavoro era quasi metodico, tutto andava avanti come ogni giorno, le risposte erano sempre le stesse, salvo usare qualche espressione diversa tanto per dare un senso di novità ai suoi prodotti. Poi, quasi alla fine del turno, in un momento in cui non c’erano altri clienti, entrarono due persone con il distintivo dell’organizzazione. Dissero che il colloquio richiesto da lui straordinariamente gli era stato concesso, doveva dire subito a loro qual’era il problema da cui si sentiva gravato.

Giancarlo spiegò che era solamente una sciocchezza, una cosa così marginale che non valeva neanche la pena parlarne, ma i due si insospettirono, gli intimarono di chiudere in fretta il negozio e lo portarono via, forse per convincerlo ad un trasferimento. Nessuno ne seppe più niente.

Bruno Magnolfi


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