mercoledì 21 settembre 2011

Per non dimenticare un amico .


In genere ci vedevamo un paio di volte la settimana. Non perché lo avessimo mai deciso, ma solo per consuetudine, perché in qualche maniera ci eravamo resi conto che andava bene in quel modo, o meglio: perché non ci saremmo mai sopportati a vicenda frequentandoci più assiduamente, e sapevamo che vederci più spesso non avrebbe avuto assolutamente alcun senso. Lo passavo a prendere in macchina, lui saliva su con un’espressione ogni volta diversa, mi guardava, io riaccendevo il motore senza avere minimamente un’idea verso dove dirigermi.

Si parlava immediatamente di qualcosa, spesso le cose più strampalate, a volte anche aggiornamenti importanti su ciò che ci poteva essere accaduto, ma il più delle volte erano le nostre differenti opinioni che mostravano l’elemento più importante da discutere subito. Si parlava di tutto, entrando in maniera anche pignola nei dettagli, ma in genere si saltava da un argomento ad un altro con una grande disinvoltura.

Certe volte si andava in giro, spesso lasciando la macchina in qualche parcheggio, e si proseguiva a piedi diretti verso qualcosa, mai una meta precisa, solo qualcosa da raggiungere o da vedere che era più un frutto della nostra fantasia che un luogo reale. L’elemento importante era andare, avere la coscienza precisa che qualcosa era in atto, ci stava trascinando verso una direzione precisa, per niente al mondo ci avremmo mai rinunciato, anche se era solo vedere uno scorcio di città oppure un tramonto.

Lui diceva: siamo due fessi, ci stiamo perdendo la cosa più importante degli ultimi tempi, ed io allungavo il passo, oppure dicevo che non c’era niente di bello dietro la sua idea disancorata da tutto. Piuttosto raggiungiamo quella collina, tiravo fuori con convinzione, da lì si domina tutto. In fondo non c’era niente di particolare di cui rendersi conto o da scoprire proprio quel giorno, ma il fatto di averlo deciso tra noi ne mostrava tutta l’enorme importanza.

La maggior parte delle volte ci raccontavamo le cose in maniera assai divertente, giocando attorno a qualsiasi pretesto e paragonando tra loro argomenti diversi, tanto da tirarne fuori aspetti surreali e da ridere, ma c’erano anche giorni in cui si dicevano cose importanti in maniera più seria. Passato e presente entravano in relazione tra loro con grande facilità nei nostri discorsi, e spesso commisurare le nostre diverse esperienze portava a riflettere e a vedere le cose in maniera insperata.

Quel giorno quando mi disse che sarebbe partito, lo fece senza dare importanza alla cosa, come se fosse quello uno dei tanti ingredienti della nostra amicizia. Anch’io non gli detti importanza, non potevamo certo fare i sentimentali tra noi dopo tutti quegli anni. Però gli promisi che sarei stato attento a tutte le nostre piccole cose a cui tenevamo, i nostri giri, le discussioni, le camminate verso una destinazione mai definita, e lui disse grazie, come fosse un regalo.

Bruno Magnolfi


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