sabato 27 novembre 2010
Solo fino a un certo punto
Stamani mi sono svegliato come ogni mattina, alla stessa ora di sempre, ritrovandomi quasi nella stessa posizione di ogni giorno. Non mi sono meravigliato, in fondo non c’era proprio nulla di cui meravigliarsi, anche perché davanti a me non avevo alcuna altra possibilità se non quella di compiere i soliti gesti usuali di ogni giorno.
Muovendomi lentamente ed evitando di disturbare il mio cane che da sempre passa le notti sdraiato sopra al pavimento ai piedi del letto, ho pensato che l’unica vera differenza rispetto ad un altro qualsiasi dei miei risvegli fosse data dai pensieri. Certo, se tutto era uguale fin nei dettagli dei colori del pigiama e nella posizione del cane, forse l’unica vera differenza era quella, anche se per dati oggettivi restava impossibile da vedere. Sicuro, una volta in piedi, quando fossi stato completamente sveglio, ma forse ancora prima, mentre ero intento ai riti di sempre, la barba, l’acqua, lo specchio, ed anche una volta adempiuti i compiti di ogni mattina, finito di preoccuparmi di qualsiasi piccola cosa, bene, potevo pensare. Pensare qualsiasi sciocchezza, immaginarmi le cose più strane e più ardite, fantasticare su tutto ridisegnando anche gli oggetti che arredano la mia piccola casa e che sembrano emergere dalla nebbia quando vengono rischiarati dalla fioca luce della mattina appena abbozzata. Pensare anche qualcosa di me, oppure degli altri, oppure di nessuno in particolare. Prepararmi alla giornata nascente, o a quella seguente, o a tutta la settimana, ai mesi, agli anni a venire, progettare cambiamenti, trasformazioni, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa io potessi desiderare.
Subito dopo ho avuto paura di quel mio pensare. Ho preso il latte dal frigo, l’ho versato freddo dentro un bicchiere, ci ho messo dentro due cucchiaini di zucchero stando ben attento a non prendere l’identico involucro riempito di sale, e dopo aver fatto girare diverse volte quel latte, ne ho bevuto un bel sorso.
Se all’improvviso non avessi avuto pensieri, neanche uno piccolo che ne valesse la pena; se non avessi avuto nessuna fantasia, né sulla casa, né sui gesti di ogni giorno, né quest’atteggiamento critico sui miei comportamenti giornalieri, né su queste povere cose che ogni giorno mi vengono incontro, che mi aiutano a ritrovare la mia personalità, la mia indole; se non avessi il mio sentirmi persona che a volte si sdoppia fino a farmi vedere ogni cosa con gli occhi dello specchio del bagno, o del mio cane che alza la sua testa pelosa ad osservare la medesima scena di ogni giorno. Se non avessi tutto questo, ebbene, neppure sarei. O sarei altro.
Mi sono immaginato la giornata di fronte. Ed ho avuto voglia di cambiarne la struttura, i contenitori stessi del suo ordinario trascorrere. Poi mi sono reso conto che è del tutto impossibile. Ma in fondo tutto questo è stato sufficiente: avere delle possibilità, anche se non vengono neppure sfruttate, è già sufficiente per poter essere vivi.
Bruno Magnolfi
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