giovedì 28 luglio 2011

LA PRIMA DI OGNI VOLTA


Chissà se tra qualche tempo ci sembrerà persino assurdo che adesso siamo giunti a dirci queste cose, diceva lei. Basta poco, un’inezia, e questi nostri atteggiamenti risulteranno superati una volta per tutte, e sembreranno retaggio di tempi arcaici, quando ancora si stava dietro a cose come i sentimenti e altre sensazioni elementari, mostrando più che superato tutto ciò che adesso passa per fondamentale. Lui stava seduto, senza parlare, evitando di guardarla, come se le sue riflessioni lo portassero verso pensieri forse ancora più distanti, dove tutto mostrava un ineffabile e confuso intreccio di passioni, pieno di congetture così passatiste, come diceva lei. Qualcosa si muoveva nella stanza, ma forse era soltanto un po’ di vento che si insinuava dalla finestra aperta sopra le tende, lui aveva osservato qualcosa sopra al tavolo, lei era rimasta a guardare la parete bianca, dove campeggiava un vecchio disegno a carboncino di qualcuno degli amici artisti. Non c’era molto altro da dire, visto che la dichiarazione che lui aveva fatto lasciava poco spazio alla loro relazione retta fino a quel momento da vero amore, anche se clandestino, privo di qualsiasi interesse differente, visto che loro due erano sposati ed avevano sempre dichiarato di volere continuare ad esserlo.
Poi lui disse: non devi pensare che tutto questo tempo sia trascorso invano, o che nei miei comportamenti abbia regnato fino adesso la finzione; è solo che sento cambiato qualcosa dentro di me nei tuoi confronti, e non vorrei iniziare adesso a dirti cose che non sono vere, o che non lo sono più. D’accordo, disse lei, è chiarissimo il tuo punto di vista; d’altronde è tutto normale, voltiamo pagina, come si fa da persone adulte in questi casi, e via, ognuno per la propria strada.
Il vento dalla finestra soffiava adesso ancora più forte sulle tende, come a voler drammatizzare quel loro dialogo, lui avvertiva la presenza di qualcosa e voltandosi verso di lei vide che lei a sua volta aveva posato lo sguardo su di lui; si guardarono in silenzio per un lungo istante e forse parve ad ambedue del tutto assurdo quello che stavano cercando di chiarire. Forse lei aveva ragione quando diceva che non erano più gli anni per parlare di passioni e sentimenti, pensava adesso lui; forse era stupido cercare di chiudere delle porte spingendosi verso qualche soluzione differente. Si mosse risoluto verso la finestra mentre lei continuava ad osservarlo come per non scordare più la sua espressione.
Qualcuno mormorò qualcosa in quel momento, un verso animalesco, forse, una parola disarticolata, ed ambedue tornarono a guardarsi, come a cercare dalla loro vicinanza un conforto rispetto al mondo ostile che pareva circondarli. Non dissero niente, ma all’improvviso quel futuro senza sentimenti parve sopraggiungere spostando di nuovo la tenda davanti alla finestra aperta. Un brivido percorse lo spazio della stanza, ambedue si sentirono preda di qualcosa, forse di tempi che non riuscivano neppure a comprendere adeguatamente.
Lui le andò vicino sfiorandole una mano, lei tornò ad osservarlo ma con la faccia dura, di chi ha già digerito quanto stabilito. Restarono fermi, vicinissimi, immobili dentro a un equilibrio instabile di cui nessuno dei due sarebbe mai riuscito a dare spiegazione; infine qualcosa cadde a terra, si ruppe in mille pezzi mosso da quel vento. Loro tornarono a guardarsi, e forse si videro davvero, per la prima volta.

Bruno Magnolfi

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