lunedì 24 giugno 2013

Dietro uno sguardo.

            
            Oggi se ne rimane da solo nel suo angolo, Renato, come fa sempre quando sta passando un periodo buio. Noialtri lo osserviamo, ogni tanto, ma senza un vero interesse, come se non ci si aspettasse  niente dalla sua immobilità, da quel suo rinchiudersi, dall’isolarsi in quel modo da tutto il mondo. La giornata va avanti, le cose procedono come sempre, e lui ad un tratto si alza dalla sua sedia, va a prendersi un semplice bicchiere d’acqua, guarda qualcosa fuori dalla finestra, poi torna esattamente dove era rimasto fino a quel momento.
            Rosanna si avvicina, gli dice qualcosa a voce bassa, ma lui non risponde, resta indifferente, immobile come se non avesse bisogno di nulla, degli altri meno che del resto. Ma lei non si dà per vinta, gli spiega qualcosa con tranquillità, e poi, senza insistere troppo, si allontana per qualche momento, ma infine torna lì, da lui, in silenzio, come a tenergli compagnia. Sembra soltanto testardaggine la sua, eppure non è così, lo sanno tutti.
            Certe volte Renato volge lo sguardo sopra tutti noi, e allora noi immaginiamo che ci voglia dire qualcosa, che abbia bisogno di spiegarci il suo pensiero. Lui parla, usando parole ferme, calme, come fossero state riflettute innumerevoli volte, fino a condensarsi in quelle semplici espressioni così pacate. Non c’è niente di male, pensa Rosanna, lui è così, ha bisogno dei suoi tempi per decidere come spiegarsi, cosa dire per farci capire come è fatto, che cosa gli è passato nella testa.
            Poi si alza, osserva gli altri, con una semplice occhiata fa capire a tutti noi che siamo condannati, non sarà mai possibile che le cose evolvano in maniera differente. Rosanna forse lo comprende più di tutti, per questo in certi giorni lo evita del tutto, perché sa perfettamente quando non verrà mai niente di buono dai suoi comportamenti. Lei lo guarda e riesce con semplicità ad interpretare il suo modo di essere.
            Certe volte invece Renato si dispera, come se sapesse di essere relegato nel suo corpo strambo, che non c’è per lui alcuna possibilità di farsi capire per davvero. Vaga nervosamente per i corridoi, noi non lo perdiamo mai di vista, naturalmente, e lui lo sa, lascia che i nostri sguardi lo attraversino, che forse lo accompagnino. Si muove cercando qualcosa, ma sa perfettamente che non troverà mai niente. Rosanna lo lascia perdere, certe volte; in alcuni casi però lo avvicina, cerca di cambiare qualcosa del suo umore, ma è difficile, lo sa perfettamente.
            Infine si calma, Renato, si sistema nella sua solita sedia, lascia che accanto a sé arrivi Rosanna, e infine regala un sorriso a tutti noi, come fosse il distillato della sua personalità deviata, capace di essere sensibile oltre ogni misura, fino ad immaginare realtà ed espressioni che tutti noi non riusciremo mai a comprendere, anche se non smetteremo di tentare. Chissà cosa c’è dietro ai suoi occhi, ci chiediamo a volte tra di noi; chissà che cosa ha visto mentre era assente, lontano, via da questa clinica psichiatrica.
            Bruno Magnolfi

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