domenica 25 novembre 2012

Questo steccato cadente (dialogo n. 9).

            
            Il vecchio sta fermo sopra la veranda mentre osserva Peter che si avvicina costeggiando un tratto ancora in piedi dello steccato di fronte. Non pensa niente in particolare, sa soltanto che tra poco rientrerà in casa per versarsi un altro bicchiere di vino rosso. Peter lo osserva distrattamente camminando con lentezza, e ad un tratto sente squillare dentro la tasca il telefono portatile, risponde, e senza fermarsi ascolta qualcuno che gli parla direttamente dentro l’orecchio. Poi interrompe la comunicazione con un grugnito, si ferma e dice soltanto: avrei bisogno di un favore, con una voce forse un po’ troppo alta se avesse continuato a parlare al telefono, ma non molto forte per convincere il vecchio che sta davvero riferendosi a lui.
            Difatti il vecchio non risponde né dice qualcosa, limitandosi a guardare una striscia di terra lontana sopra la spalla dello scocciatore che gli è quasi di fronte. Peter dice: se mi prestate il vostro furgone arrivo in paese e tra un’ora al massimo sono già di ritorno. Ho forato una gomma sulla strada principale, oltre quegli alberi, e quella di scorta è completamente sgonfiata.
            Un po’ di vento scivola sull’erba e sugli alberi senza rumore, il vecchio sogna il suo bicchiere di vino, adesso è sicuro che tra qualche momento starà seduto nella cucina di casa a vuotarselo in gola; riflette che lui non ha alcun furgone da prestare, suo figlio non tornerà prima di sera, ma oltre questo pensiero non gli interessa neppure rispondere. Peter si avvicina di altri tre o quattro passi, ma all’improvviso ha come la sensazione che l’uomo sull’uscio di casa abbia a portata di mano un fucile carico, così torna a fermarsi, forse capisce che non otterrà un bel niente dal vecchio, e infine pensa al volo che probabilmente sarà meglio per lui lasciar perdere tutto.
            Attende mezzo minuto, si accende una sigaretta, poi concede un’ultima occhiata al vecchio impassibile, e infine si volta per allontanarsi. Appoggia una mano sopra al paletto dello steccato, guarda attorno se ci sono altre case poco distanti, poi aspira una boccata di fumo. In molti passano da queste parti, dice il vecchio, non so cosa cercano, forse c’è qualcosa laggiù, oltre la fila degli alberi. Ho sempre badato ai fatti miei, dice ancora il vecchio, però non mi piace che qualcuno superi questo steccato, per quanto sia marcio e mezzo caduto. Non aiuto nessuno, sono abituato a stare da solo per il tempo di ogni giornata, e tutti i pensieri girano nella testa per conto proprio quando si vive così; ma in ogni caso non voglio lasciare che qualcuno interrompa i miei modi di essere, non lo permetterò, sono così e non voglio cambiare.
            Peter torna ad osservarlo, non si aspettava una tirata del genere, anche se il vecchio non si è riferito a nessuno, quasi avesse pensato qualcosa per sé dicendola al vento con voce alta. Sa che non ha bevuto la storia della gomma ed il resto, però pensa qualcosa che possa concedergli un’altra possibilità. Posso ripassare quando tornerà vostro figlio, dice tanto per mostrargli che è un osso duro. Il vecchio non lo ascolta neppure, però misura la faccia del forestiero forse per la prima volta, osserva i suoi atteggiamenti, perfino il modo come è vestito. Alla fine, con calma, estrae il suo fucile, prende la mira e spara di striscio ad un braccio di Peter. Quello cade urlando qualcosa, poi si rialza tenendosi la spalla, bestemmiando qualcosa mentre già si allontana, e imprecando contro tutto ciò che gli viene a mente in quel momento, come se avesse soltanto fatto uno stupido sbaglio.
            Poi il vecchio rientra, si siede, versa mezzo bicchiere di vino dalla bottiglia e ne beve subito un sorso. La vita è fatta di risposte, pensa; il resto sono soltanto chiacchiere insulse.

            Bruno Magnolfi

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