Mi sento completamente vuoto. Giro per casa in ciabatte senza riuscire a concentrare l’attenzione su qualcosa che ne valga la pena. Poi decido di uscire, infilo le scarpe e volo giù per le scale. Guardo attorno la solita strada, ma tutto mi sembra esattamente come sempre, mi avvio e arrivo fino al caffè proprio all’angolo. Entro e mi pare di stare dentro a un documentario già visto alla televisione, la fotocopia precisa di un altro giorno qualsiasi tra tutti quelli che sono trascorsi. Mi siedo davanti al bancone, mi lascio servire una birra, la bevo a piccoli sorsi, ma ho quasi paura di terminarla, dopo non avrò più neanche un motivo per restarmene lì, seduto senza far niente.
Infine pago la birra e esco dal locale, giro un po’ per le strade del mio quartiere, mi sento già soddisfatto di non incontrare nessuno che conosco: scambiare le solite chiacchiere, trattare monotoni argomenti, tutta roba che mi fa sentire anche peggio di come mi sento. Poi torno a casa, mi siedo, cerco di concentrarmi su qualcosa che ne valga lo sforzo. Infine in un angolo della parete un piccolo ragno per gradi inizia ad attrarre il mio sguardo: lo seguo mentre tira i suoi fili, niente di speciale, ma mi piace osservarlo, studiare i suoi modi e i suoi trucchi.
Vado a prendere la mia piccola macchina fotografica digitale, metto davanti all’obiettivo una lente di ingrandimento da scrivania e scatto diverse istantanee illuminando la scena con una lampada da tavolo. Arriva una zanzara e cade nella rete del ragno. Continuo a scattare una foto sull’altra, fino a che tutto si compie e mi pare non ci sia altro da fare per me. Sono contento di quel lavoro, mi sembra proprio una cosa interessante studiare qualcosa che succede proprio qui dentro casa, sotto ai miei occhi.
Mi siedo alla scrivania, osservo le foto dentro al display e mi sembrano tutte curiose, qualcuna anche ben fatta, interessanti. Poi mi alzo, giro per casa, prendo una scopa e mi libero di ragno e ragnatela. Riguardo le fotografie: non potrei farle vedere a nessuno, penso. Nessuno si interessa di cose del genere, e chi se ne interessa davvero, riesce senz’altro a fare delle foto molto migliori. Così giro ancora per casa con la mia piccola macchina fotografica, rifletto ancora su tutte le cose, poi seleziono la memory card e cancello tutto quello che ho fatto. Non interessa nessuno quella roba, la gente fa altro, se le faccio vedere probabilmente mi ridono dietro, penso.
Accendo la televisione e mi sdraio sulla poltrona; giro un po’ tra i canali, poi mi fermo su un programma di roba naturalistica, sono documentari bellissimi, tutta roba girata con mesi di pazienza e di appostamenti. Mi viene da ridere a ripensare al mio ragno, poi rifletto che non c’è spazio per uno come me, per qualsiasi cosa io possa inventarmi: inutile prendersela, sono destinato a sentirmi così, vuoto, completamente, è il mio destino, penso.
Bruno Magnolfi
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