venerdì 10 settembre 2010
In fondo a un bicchiere svuotato
Niente è cambiato, lo so, me ne rendo conto. Avevo cercato mille volte di concentrarmi, di far forza su me stesso, di tenermi a distanza da quei soliti bar dove trovi sempre qualcuno che sorride e ti fa compagnia. Per mesi non avevo più comprato neppure una bottiglia di vino, e tutto questo è durato per un sacco di tempo, ma è bastato solo ritrovare per strada un vecchio amico di tanti anni fa che io ho sentito subito vacillare ogni promessa.
Ci siamo fatti un bel brindisi quel giorno, è chiaro, e da lì non sono più riuscito a fermarmi. Ci ho pensato su tante volte e ho capito che forse c’è proprio qualcosa nel mio DNA che mi fa essere proprio così. Giro per strada, incontro la gente, magari saluto anche qualcuno che conosco, ma sembrano tutte persone insignificanti, ed io mi sento proprio come uno di loro. Se invece lascio andar giù almeno un bicchierino, ecco che il mondo mi appare diverso, più colorato, più divertente, e le persone tutte carine, qualcuno di loro persino simpatico.
Poi un giorno giro per strada e incontro uno che fa: ti ricordi di me? Ci siamo visti giù al gruppo degli alcolisti anonimi, saranno un paio di anni fa. Io dico di no, che non lo ricordo, ma a lui non fa alcuna differenza, così decidiamo di farci una birra in un pub proprio lì accanto. Ci sediamo e lui dice: che roba, tutto quel tempo buttato, a me non è proprio servito a un bel niente, mi fa; io annuisco, non c’è neppure bisogno che te lo dica, penso.
Poi fa: tutto il trucco sta nel tenere le cose sotto controllo, non devi mai superare il tuo limite, è solo questa la cosa importante. Lo lascio dire quello che vuole, poi dico: tu come te la passi in questo momento? E lui fa: amico, io me la passo benone, cosa credi, ho capito quale sia il mio limite, l’ho studiato, messo a punto, e adesso sono a posto, tranquillo, mi fa. Io me lo guardo con un sorrisetto perché non ci credo per niente a quello che dice, ma lui monta su tutte le furie, sbatte il bicchiere sul tavolo e poi se ne va, lasciando persino da pagare la sua birra.
Così penso che il mondo sia proprio pieno di gente svitata, però mi ha colpito il suo punto di vista, la faccenda del limite è più seria di quello che sembra, penso. Torno a casa e mi fo un bicchierino tanto per ragionare un po’ meglio su quello che ha detto quel tizio. Quando torno ad uscire penso che la sua teoria sia perfetta, ci devo soltanto lavorare per metterla a punto, la devo solo sistemare apposta per me, ma è proprio la cosa migliore che io possa fare, penso.
Puoi farti un bicchierino, mi dico, puoi fartene due, se proprio ti va, ma devi imparare subito dopo a dire di no, che basta così, perché è quello il tuo limite e tu non lo puoi superare. Ecco quello che penso. Se qualcuno degli amici giù al solito bar ti chiede cos’è che stai facendo e magari ti batte una mano sopra la spalla, tu non devi avere problemi, basta dire con serietà che non puoi superare il tuo limite, è questa la disciplina che segui, per te è più importante di qualsiasi altra cosa, ecco cosa puoi dirgli. Sono contento di aver trovato quel tizio, penso, mi ha aperto gli occhi, potrei addirittura sfidarlo a mostrarmi il suo limite prima di fargli capire del mio. Potremmo anche farci su delle belle risate se non fosse svitato com’è, penso. Però meglio uno così, che tutti gli altri.
Bruno Magnolfi
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