domenica 12 settembre 2010
Improvvisamente diverso
A Rodolfo piace molto scherzare. Certe volte inizia di punto in bianco e pare proprio non voglia più smettere. Gli amici lo guardano, sorridono, qualcuno di noi vorrebbe dirgli forse che è il caso di farla finita, ma lui pare non accorgersi di nulla, e scherza, dice cose surreali, ogni argomento pare una scusa per farci sopra dell’ironia. Sua moglie al contrario rimane in silenzio, sembra abituata a quei modi di fare, oppure sa benissimo che l’unica maniera per neutralizzare un po’ quella vena è ignorarlo, lasciare che vada avanti da solo fino a quando non si sente un po’ stupido.
A me piace all’inizio quel suo modo di riempire il silenzio, mi pare che tutto sia sempre migliore quando lui gioca con le parole e coi modi di dire le cose. Dopo un po’ al contrario mi stufa e non lo sopporto. In fondo, quando certe volte ci ritroviamo tra amici per stare un po’ insieme, sembra non si possa fare a meno di lui. Così gli chiediamo sempre qualcosa per farlo partire, gli diciamo: com’è che stasera sei serio? Oppure: ma non ti è successo più nulla dall’ultima volta che ci siamo visti? E generalmente lui inizia e va avanti da solo.
Ma le ultime volte che siamo usciti non è stato così. Pareva quasi un’altra persona, stava lì ad ascoltare quel che dicevano gli altri senza aggiungere nulla, senza parlare con quei suoi modi simpatici di tutto quello che gli passava dentro al cervello. Lo abbiamo pungolato come sempre, gli abbiamo fatto qualche domanda, ma lui niente, e anche sua moglie sembrava non aspettarsi di più da quella situazione in cui pareva passivo.
Così lo abbiamo preso da parte, a Rodolfo, ci siamo accostati in due o tre e gli abbiamo chiesto cos’era che lo stava affliggendo. Ma lui ha sorriso, ci ha guardati con leggerezza e ha detto che andava tutto benone, e che lui si sentiva quello di sempre. Anche sua moglie ci ha detto che non c’era un bel niente di diverso dalle solite volte. Così abbiamo lasciato correre e abbiamo cercato di non farci più caso.
Rodolfo in fondo è un amico, nessuno di noi vorrebbe che ci fosse qualcosa che non vuole dirci per qualche motivo, così siamo andati a cercarlo nel negozio dove lavora. Lui ci ha offerto un caffè nel locale di fronte, ha detto che è vero che si sente diverso da un po’ di tempo, ma neanche lui sa capirne il motivo. Così ce ne siamo andati, ci siamo salutati come sempre, lo abbiamo lasciato alla sua occupazione.
Una sera della settimana scorsa ci viene a trovare, senza la moglie. Dice che si sente una persona differente, ha bisogno dell’aiuto di tutti, non riesce a capire cosa sia che non va. Parliamo, gli chiediamo qualcosa, Rodolfo sembra assente, come se la sua testa fosse da tutt’altra parte. Così prendiamo qualche argomento leggero, tanto per tenerci tranquilli, ma lui cambia tema, sembra non starci per niente con il cervello. Se ne va e non sappiamo proprio cosa pensare di lui.
Ieri sua moglie ci ha detto che ha dovuto ricoverarlo in una clinica psichiatrica, per un periodo di osservazione. Ci siamo telefonati tra amici per scambiarci le idee, per parlare di quella faccenda, e qualcuno ha iniziato a dire che forse non c’è proprio tanto da stupirci: secondo qualcuno era sempre stato un po’ matto, fin da quando faceva il divertente con le sue tirate ironiche e i suoi modi così surreali. Abbiamo riflettuto tutti assieme che alla fine c’era quasi da aspettarsela una conclusione del genere. Io allora ho acceso la televisione, mi sono aperto una birra, ho sintonizzato un programma qualsiasi, e ho pensato che è tutto normale: ognuno insegue qualcosa nella vita, Rodolfo non riusciva ad essere uno come tutti, a sentirsi proprio come gli altri, la conclusione delle cose parla per lui.
Bruno Magnolfi
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