domenica 8 aprile 2012

(Profilo n. 18). Vicino di casa.


Osservo con calma, dalla finestra del mio appartamento di sole due stanze, il cortile condominiale un po’ angusto, circoscritto da queste abitazioni popolari, nella speranza che lui non ci sia; lui, il mio nemico, quel maledetto vicino che abita proprio là, di fronte a me, e perde molte delle sue giornate infastidendo tutti coloro che vivono qua nei dintorni, e inventando sempre qualcosa ai miei danni. Sono già quasi due anni che non lo saluto neppure quando ci incontriamo per strada o in queste vicinanze: dopo l’ultima litigata ho pensato che avrei dovuto convincermi che lui non esiste, ma non è facile ignorare una presenza ingombrante come la sua.

Spesso giro per casa, perdo tempo a fare qualche faccenda, penso e ripenso ai miei problemi, ed ogni poco mi prende la smania, sento quasi il bisogno di rendermi conto se è nei dintorni, se come sempre sta facendo qualcosa infischiandosene di tutti, e così sposto la tendina della mia finestra, e ne spio i comportamenti, lo osservo, scruto se le luci della sua abitazione siano accese, se è in casa, giusto per capirne gli intenti, sapere da cosa io debba difendermi. Mi sono già lamentato di lui con tutte le persone del vicinato, e molti mi hanno confessato di non sopportarlo, così mi sento meglio a pensare che il mio odio profondo contro di lui è condiviso da altri, da gente che come me non ne digerisce quella presenza inquietante, quei modi lascivi, quei gesti untuosi.

Certe volte mi prende una rabbia incontrollabile, è sufficiente che veda anche per poco la sua fisionomia o ne avverta il passo; ma la sensazione peggiore è quando vado a scostare la tendina della mia finestra è scopro che lui è lì, nel nostro cortile, mentre si fuma beato una delle sue sigarette, lasciando regolarmente il mozzicone per terra, indifferente a tutto e fregandosene di tutti. Il mio medico ha detto che sono iperteso, che devo cercare di stare tranquillo, altrimenti saranno guai seri per me, così io gli ho spiegato ciò che mi trovo a dover sopportare ogni giorno, e il dottore mi ha fatto un sorriso, mi ha prescritto alcune pastiglie dal rapido effetto, e mi ha consigliato di ignorare la persona di cui gli ho parlato, cercando di mandare avanti le mie giornate proprio come se il mio vicino non esistesse.

Non mi interessa troppo il parere del medico, ho pensato uscendo dall’ambulatorio, so controllarmi, ma quando sono rientrato nel mio appartamento sono andato subito a vedere se lui era lì, e c’era, c’era davvero a fumare la sua sigaretta, ritto in mezzo al cortile, come ogni volta. Così ho subito ingollato una delle pastiglie, e dopo pochi minuti ho pensato che stavo già meglio, in quel breve tempo avevo quasi raggiunto un nuovo equilibrio, mi sentivo davvero molto tranquillo, potevo addirittura affrontarlo, se avessi voluto, sfidare la sua presenza, proprio non c’era problema, il mio organismo aveva come maturato in fretta degli anticorpi nei confronti del nervosismo di cui sono preda da quando quell’uomo abita qui.

Così sono uscito in cortile, quasi con indifferenza, e sono andato addirittura vicino al mio nemico di sempre, mi sono fermato proprio lì, a poca distanza da lui, senza muovermi e senza dire alcuna parola. Lui ha proseguito a fumare, ha scosso la sigaretta gettando la cenere a terra, poi si è incuriosito di qualcosa dalla parte opposta di dove io mi trovavo, e alla fine è rientrato, senza parlare, come lasciandomi libero. Ho vinto, ho pensato tra me una volta rimasto da solo. Sono finalmente padrone del campo, e per la prima volta mi sento benone: ho riflettuto in fretta che lui doveva avere compreso che non poteva permettersi ancora il suo atteggiamento sbruffone, ed ha dovuto andar via, lasciandomi, con mia grande soddisfazione, tutto il cortile per me. Poi sono rientrato, ma la serata mi è parsa migliore di qualsiasi altra.

Bruno Magnolfi

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