In silenzio, dentro una stanza vuota, aspetto. Lo so che forse non accadrà un bel niente, che oltre la porta chiusa c’è soltanto un’altra stanza vuota e altro silenzio, eppure resto in attesa degli eventi, come se qualcosa dovesse pur accadere, indipendentemente da tutto ciò che mi immagino, indifferentemente dalle mie convinzioni. Poi sento nell’aria un leggero movimento, come se stesse accadendo davvero ciò che fin dall’inizio avevo addirittura escluso da ogni possibile sviluppo. Si apre una sottile crepa in ciò che pareva solido ed irremovibile, e si spande nell’aria una finissima polvere, quasi come se tutto si corrodesse, rilasciando un rimasuglio di usura causato dal tempo lunghissimo in cui le masse si sono caricate di grande energia, a riprova del fatto che ogni cosa, pur integra fino ad un attimo prima, è destinata a corrodersi.
Certo, provo uno stato improvviso di meraviglia e paura, constato immediatamente che qualcosa di fondamentale sta avvenendo sotto ai miei occhi, sta scuotendo il mio involucro, quello che fino ad adesso sembrava un ottimo guscio protettivo, ed avverto il bisogno immediato di uscire da qui, di mettermi in salvo, di allontanarmi velocemente dall’epicentro di instabilità in cui mi sento coinvolto. Mi procura un brivido improvviso e profondo constatare di aver perso in un attimo l’equilibrio che dava solidità a questo mio stato, ma reagisco d’impulso, esco da questa stanza, mi getto fuori, affronto il destino, qualsiasi esso sia.
Un’atmosfera arida accoglie il mio corpo, mi accorgo che devo sostituire parecchie convinzioni per riuscire ad accettare il nuovo che adesso mi sta circondando. Mi allontano lungo un viottolo sassoso ed anonimo, e avverto alle spalle il crollo di tutto ciò che ho appena lasciato. Incontro qualche persona, gruppi di gente che mi guarda con occhi spauriti, come se potessi rappresentare un pericolo; resto in silenzio, non ho necessità di chiedere niente, vado avanti cercando qualcosa di familiare a cui riferirmi, ma la mancanza di ogni confronto con ciò che conosco, mi porta a smettere di guardare, e a procedere oltre senza più indugi, nel buio del giorno che muore.
Bruno Magnolfi
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