Sono qui da solo, sto fermo sul marciapiede nella stazione delle
corriere, e penso, tanto per far passare un po’ il tempo, che la libertà
consista semplicemente nell’esprimere il disaccordo con gli altri. Ci
rifletto, rimugino queste parole, poi me ne sento convinto, senza altro
da aggiungere.
E’ sufficiente dire di no nel bel mezzo di una chiacchierata qualsiasi,
immagino, e tutto d’improvviso diventa possibile, quasi l’apertura di
un nuovo varco in un muro altrimenti invalicabile. Mi sento bene quando
riesco a stare così, così libero intendo, senza preoccuparmi neppure per
un attimo delle buone maniere, delle convenzioni, della facile ironia, e
via dicendo. Sono convinto delle mie idee, indubbiamente certe cose
stanno sotto gli occhi di tutti, ma difficilmente qualcuno si accorge
della loro presenza.
In questo luogo dove mi trovo, per esempio, ci sono diverse persone
dalle facce anche troppo serie e compite, gente che molto probabilmente
crede di essere nel giusto, ed è disposta ad essere d’accordo con
chiunque si avvicini a loro e dica qualcosa di un argomento di cui
conoscono poco, ma del quale hanno sentore, oppure ne coltivano una vaga
opinione. Basta dire che la macchina che aspettano la maggior parte
delle volte è in ritardo, per esempio; oppure che i viaggiatori in
questa città sono trattati sempre in maniera peggiore di quanto ci si
possa aspettare, e così via.
Mi muovo, mi avvicino ad una signora elegante con collo di pelliccia e
borsetta, le dico subito che non va bene questo modo di attendere la
propria corriera. Lei mi guarda con aria interrogativa, io la lascio
stare un momento. Poi dico che ci vorrebbe una bella stanza riscaldata
con tanto di poltroncine morbide e comode per far attendere persone come
lei, è assolutamente fuori di dubbio. La signora mi guarda ancora,
leggermente fa segno di si con la testa, poi dice: ha perfettamente
ragione.
E invece no, rispondo io con modi più duri; non si può affatto essere
d’accordo su una cosa del genere. Quanto ci costerebbe tutta
l’operazione? I biglietti indubbiamente sarebbero più cari, molta più
gente verrebbe ad usufruire delle poltroncine e delle comodità, magari
anche senza averne diritto. La signora non sa che pensare, però continua
a guardarmi. Lei non capisce, le dico, queste sono cose che non si
possono neppure pensare.
Un uomo si accosta, considerato che ho alzato la voce sulle ultime
parole che ho detto, mi chiede se ci sia qualche problema. Certo, gli
dico, molti problemi. Le pare che una persona come me possa perdere del
tempo con lei solo per spiegarle il mio punto di vista? Lei è uno
sfacciato, gli faccio, uno per cui le parole non contano niente, tanto
vale buttarle così, senza neppure pensarle.
Poi getto un’occhiata intorno a quel marciapiede: da lontano si sta
avvicinando una corriera, in diversi si fanno avanti per riuscire a
salire per primi, qualcuno continua a guardarmi. Vorrei urlare qualcosa,
spiegare con tre parole soltanto che non sono d’accordo con loro,
qualsiasi cosa abbiano in mente di dire, ma infine lascio che tutti si
accalchino allo sportello della macchina calda e polverosa che adesso si
è fermata col motore ronzante in questa stazione.
Così ficco di nuovo le mani dentro alle tasche e me ne vado per i fatti
miei: non mi rivedranno facilmente, penso con convinzione: è tutta
gente questa che non riesce neppure a mostrare una vera opinione, tanto
vale evitarle queste persone, fingere che neppure siano mai esistite,
tirare avanti con le proprie idee e lasciar perdere il resto.
Bruno Magnolfi
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