Gastone
ha la fronte sudata, non è abituato agli sforzi, la sua faccia
traduce sforzo e paura, bisogno di andare, di vivere, necessità di
spingersi oltre. L’aria è quella di un giorno qualunque, ma qualcosa
non torna, qualcosa non è come dovrebbe.
Continuo
a correre tra le persone, anche se so che dovrò fermarmi, non ci
sono altre possibilità, forse lo sanno anche loro, niente può
continuare in eterno, questa è la logica, ma io non lo so, non riesco
a immaginare quando i miei piedi si fermeranno, quando le mie
braccia dovranno abbandonarsi sui fianchi, quando resterò lì,
immobile. Il marciapiede è largo, proseguo a correre nonostante il
mio ritmo ormai sia allentato, si vede probabilmente lo sforzo fin
sulla mia faccia, qualcuno forse potrebbe anche riderne, ma tutto
questo non ha alcuna importanza.
Accanto
a Gastone qualcuno lo incita ad andare più avanti, qualcosa gli
dice di spingersi oltre, quasi senza pensare, come un gesto da
compiere e basta. Lui ormai è senza fiato, non resiste così,
rallenta, inciampa sul marciapiede pieno di gente, prosegue
traballando ormai preda di quello sforzo, di quella fatica.
Cerco
con gli occhi qualcuno che capisca il mio stato, mi fermi, mi dica
che forse non c’era necessità di questa mia prova, che comunque
tutto è andato nella maniera prevista, non c’è più bisogno di
spingersi oltre, è sufficiente così, sono stato capace di un gesto
importante, questo verrà sicuramente riconosciuto. Ma nessuno di
loro mi guarda, ognuno mi scansa mentre passo in mezzo alla gente,
la mia corsa è ormai disordinata, qualcosa che forse mette paura, e
non interessa nessuno, così sono sempre più solo, inevitabilmente da
solo.
Due
o tre persone seguono Gastone con gli occhi, cadrà a terra tra non
molto, lo sanno benissimo, sarà necessario rialzarlo, dargli
coraggio, spiegargli che deve lasciare ad altri la possibilità di
occuparsi di lui, delle sue condizioni, del suo stato inadatto a
proseguire così. La solidarietà è il gesto più umano di tutti, deve
capirlo, deve lasciarsi sorreggere.
Ho
voglia soltanto di gettarmi per terra, di trovare qualcuno che mi
comprenda, che mi renda quel fiato che adesso non ho, che mi faccia
rimettere da questa fatica, che mi spieghi, forse, come fosse
possibile arrivare senza lo sforzo, senza questa fatica pazzesca che
adesso pare non serva neanche, che non serva più a nulla.
Bruno Magnolfi
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