mercoledì 4 agosto 2010
Nessuna scelta
Amedeo Giraldi è da solo nella cucina del suo appartamento. Qualcuno, nei confronti della sua persona, durante gli ultimi giorni appena trascorsi, ha detto qualcosa di estremamente sgradevole, lo ha sbeffeggiato, senza mostrarsi neppure apertamente, urlando solo qualcosa di quasi incomprensibile sotto alle sue finestre, ed un ragazzo, forse, sul muro di fronte alla sua casa, con una bomboletta di vernice spray, ha scritto: “Amedea”, con un preciso intento canzonatorio. Lui, stravolto, ha subito preso qualche giorno di permesso telefonando in ufficio e inventandosi impegni impellenti e inderogabili, poi si è come barricato in casa sua, con le finestre chiuse, pronto a difendersi da qualunque cosa, senza neppure capire bene la natura dell’attacco.
La sua vita è sempre stata lineare, adesso pensa, corretta, in armonia con tutto e con chiunque: non capisce chi possa aver messo in giro delle voci del genere nel chiaro intento di denigrare la sua persona e metterlo in fortissima difficoltà. In un primo momento aveva salito le sue scale di corsa, dopo aver visto quella scritta ingiuriosa, poi, una volta in casa, gli era venuto da piangere, quasi da disperarsi: il suo segreto, la sua difficoltà di sempre, l’inconfessata verità, gettata così, in un attimo, sulla bocca di tutti, come se non fosse costantemente stato attento ad ogni parola, ad ogni atteggiamento, a qualsiasi sguardo o inflessione della voce, una cosa che non avrebbe mai immaginato.
Poi si era calmato, ma la vergogna non gli permetteva ancora di affrontare nessuno. Vivere da solo è un disastro, pensava adesso, ti lascia vulnerabile e non ti permette di confidarti con nessuno, di parlare, di sfogarti, di cercare con le parole una qualsiasi soluzione. Aveva cercato di telefonare ad un amico già diverse volte, Amedeo Giraldi, ma pur avendo preso in mano l’apparecchio almeno in due o tre casi, non era riuscito poi a comporre neppure il numero.
Continua a girare dentro casa come un leone stretto nella gabbia, Amedeo Giraldi, e adesso, improvvisamente, il suo orgoglio pare reclamare una sua parte: avrebbe voglia di uscire sulla strada a testa alta, con la massima indifferenza verso tutti e soprattutto verso quella scritta, e non gli importa niente se qualche stupido sente la voglia di dire qualcosa della sua natura, lui si reputa superiore a certe cretinate. Ma ancora non si sente pronto, e continua a girarsene in cucina, ad osservare il tavolo, le piastrelle, le sue cose, senza riuscire a prendere alcuna decisione.
Poi infine decide: apre la porta, esce, scende le scale nel silenzio più assoluto, arriva fino all’andito del suo palazzo, varca il portone ed esce in strada. Sorpresa: non c’è più la scritta sopra al muro, qualcuno in quelle ore si è preso la briga di cancellare tutto con una mano di vernice. Amedeo Giraldi tira un sospiro di sollievo: tutto adesso pare rientrare nella norma, la vita può riprendere come sempre, le sue giornate forse non sono compromesse, e lui inspira l’aria come se fosse libertà. Poi riflette meglio, resta fermo, si guarda attorno, non si sente bene: adesso, all’improvviso, prova un’inesplicabile delusione, un malessere che non aveva mai provato, e quasi avrebbe voglia di cancellarlo quello strato di vernice e ritrovare quel suo orgoglio, anche se poi, che importa, pensa, tutto vada pure per suo conto.
Bruno Magnolfi
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