martedì 17 agosto 2010
Sotterfugi deleteri
Il telefono aveva emesso diversi squilli, lui non avrebbe saputo dire quanti, visto che quando aveva iniziato a sentirli forse ne aveva già perduti qualcuno, perciò corse il più possibile in fretta dal giardinetto fino dentro casa sua, sbattendo nella foga anche un piede in un mobile, fino a riuscire a sollevare il ricevitore. “Pronto”, disse con una voce poco naturale, come di uno che si aspetta una telefonata che vuole evitare e quindi si riserva la possibilità di dire all’altro che ha sbagliato a comporre quel numero e lui non è affatto la persona che stava cercando. “Sono io”, disse Lora all’altro capo con grande fermezza. “Perché rispondi in questo modo strano, forse ti ho preso in un momento non adatto?”, continuò con voce pacata ma inserendo nell’intonazione delle parole una buona dose di ironia. “No; che dici?”, rispose lui con una mezza risata che rendeva ancora più surreale la situazione. “Stavo solo facendo un po’ di pulizia nel giardino, tutto qua”.
Lora era sua moglie da ormai cinque anni, e al contrario di lui per ragioni di lavoro non aveva mai tempo libero, così spesso lo chiamava nel pomeriggio al telefono di casa per tenerlo al corrente dei suoi orari e degli spostamenti che spesso effettuava per ragioni d’ufficio. Perciò a lui, visto che il suo lavoro al contrario lo impegnava solo al mattino, erano delegati molti compiti di casa che in altra maniera sarebbe stato difficile svolgere. La situazione con il tempo era diventata pesante, lui aveva iniziato a frequentare segretamente un bar del quartiere e a farsi qualche birra e qualche partita alle carte, ma solo durante gli orari in cui era sicuro che lei non avrebbe chiamato. Non c’era una ragione precisa, ma lui si sentiva a suo agio solo se riusciva a dimostrare alla sua Lora che la propria presenza in casa era utile, anzi necessaria, e che era solerte nel mandare avanti le cose.
Lei disse soltanto che sarebbe rientrata per l’ora di cena, e lui a quelle parole si sentì sollevato. Aveva tutto il tempo per andarsene al solito bar, farsi una partita alle carte e tornare in tempo utile per preparare qualcosa da mangiare. Si salutarono, lui prese la giacca ed uscì. Mezz’ora più tardi il telefono squillò nuovamente ma a vuoto, dimostrando a Lora una volta di più che il comportamento di suo marito era quello che lei sospettava.
La sera parlarono di cose usuali, leggere, lei disse come procedevano le cose del suo lavoro, lui affermò che aveva trascorso il pomeriggio a sistemare il giardino. Fu durante il giorno seguente che Lora affidò all’avvocato la domanda per il suo divorzio.
Bruno Magnolfi
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