mercoledì 18 agosto 2010

Un giorno di lotta



L’uomo da solo, uscendo dall’ufficio dove lavora fino alle cinque del pomeriggio, percorre come ogni giorno il tratto di strada che lo separa da casa. Il suoi passi hanno un ritmo regolare e non troppo lento, il suo sguardo è orientato sulla porzione di marciapiede che lo precede. I suoi pensieri si accavallano tra le attività che ha lasciato in ufficio e l’immagine identica e rassicurante della sua casa che lo sta aspettando. Poi una ragazza lo avvicina, gli chiede qualcosa che lui non comprende, lei insiste, lui fa il gesto di scartarla per riprendere il cammino di prima, ma lei ha una pistola, un piccolo revolver da borsetta che gli fa intravedere per un attimo sotto al giornale. Lui si ferma, pallido, lei dice con calma di entrare dentro al portone lì accanto. Entrano assieme e lui le porge subito il suo portafogli. Lei lo ringrazia, gli dice che quei soldi servono per una giusta causa. Se ne va in fretta, gli lascia un volantino nelle mani che lui stenta a comprendere. Esce, riprende il cammino, barcolla: della ragazza non c’è più alcuna traccia; poi si ferma, si appoggia ad un muro, legge quel volantino mentre le mani gli tremano. C’è scritto che tutti dobbiamo impegnarci nel finanziare un’alternativa, dobbiamo credere che esista una realtà differente per cui lottare, un terreno da conquistare con lo sforzo di ognuno. L’uomo si sente solo, vorrebbe parlare con quella ragazza, chiederle qualcosa di più sui suoi ideali, sui veri motivi che la spingono ad essere così, e per un attimo si sente dalla sua parte, dalla parte di quella lotta di cui non comprende il significato, ma che all’improvviso gli appare reale, vera, assolutamente giustificata. Torna indietro, lungo il marciapiede che ha già percorso, ripassa davanti al portone che è rimasto socchiuso, cerca una traccia, un elemento che lo renda partecipe. L’uomo si sente un estraneo a ciò che sta succedendo, per tutta la vita ha pensato delle cose che si dimostrano false, ma adesso ha impiegato i suoi soldi, ha messo il suo impegno per quella causa, e vuole fare anche di più, anche lui vuol convincere altri che cambiare è possibile; che stupido, pensa, bastava che qualcuno mi avesse fatto presente tutto quanto per tempo, lo capisco che il mondo non può essere quello che ho sempre vissuto: c’è una speranza, adesso lo so, è chiaro, è evidente, ed è meraviglioso saperlo.
Bruno Magnolfi

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