domenica 12 dicembre 2010
Illustrazione del diavolo.
Fuori da queste mura di casa ci sono i diavoli. Li sento mentre urlano, vorrebbero prendermi, ma io resto qui, nel mio angolo, vicino alla finestra con le tende ben tirate, e poco alla volta su questo tavolino porto avanti il lavoro dei disegni, non mi lascio impaurire da loro. Sento fuori le automobili che corrono, con i loro motori frastornanti, e le frenate in cui si adoprano, vicino ai marciapiedi, a cercare di impaurire quei pedoni che si arrischiano a camminare lungo le strade scure, sporche, interminabili, avvolte dallo smog e dalla polvere.
Mi chiedo certe volte cosa mai sia tutto questo; poi rifletto meglio che a me in fondo non importa, non mi interessa niente, io i diavoli li evito, ho trovato il sistema, e resto qui, fermo a questo mio tavolo. Disegno poco alla volta i loro gesti inconsulti, le loro espressioni assurde, e tutto questo riesce a tenerli lontano dal mio tavolo, dai miei fogli di carta, dalle mie immagini fatte a lapis e a carboncino.
Li sento bussare certe volte, su al piano superiore, o in altri casi direttamente alla finestra. Non li temo, le imposte sono ben chiuse, anche le tende le lascio ben tirate, che neanche uno spiraglio, di luce, di sguardo, di chissà cos’altro, possa arrivare da fuori fin sul mio tavolo. Continuo a disegnare, per giorni e giorni, senza mai stancarmi, con i lapis e con i carboncini, loro lo sanno, sono sicuro che vorrebbero strappare tutti i miei fogli, gettare via le mie matite, ma non permetterò mai una cosa di quel genere.
I miei familiari entrano nella stanza per portarmi la minestra e un po’ di pane, mettono tutto sopra al tavolo, accanto ai miei disegni; a volte mi chiedono qualcosa, di andare insieme a loro, di uscire per strada, a respirare l’aria: io fingo sempre di non comprendere quello che mi dicono, di non sentire nemmeno le parole. Resto qui, i diavoli non mi avranno, non riusciranno a confrontarsi con i miei disegni, perché lo sanno che la realtà è fuggevole, e ce l’ho io, con me, sopra questo tavolo; è con me la realtà, lo sanno, ma non possono assolutamente farci niente.
Bruno Magnolfi
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