sabato 25 dicembre 2010
Percezione di una presenza.
Nei giorni precedenti lei aveva già notato quell’uomo, più di una volta. Se ne stava lì per alcuni minuti, sopra quel marciapiede, fermo, come ad aspettare qualcosa o qualcuno. Lei si era accostata ai vetri della finestra, come a volte faceva, scansando le tende appena quel poco che serviva, e lui era là, dal lato opposto della strada, cappotto grigio, espressione neutrale, senza caratteristiche degne di nota. Sul marciapiede le persone andavano avanti e indietro come sempre, altre entravano nel caffè quasi all’angolo. Ma quell’uomo pareva soffermarsi qualche momento in attesa, come se proprio in quel punto dovesse accadere qualcosa, oppure come se lui fosse certo di incontrarvi qualcuno.
Poi lei si era preoccupata delle sue cose, aveva stirato una camicetta appena lavata, aveva messo sopra ai fornelli, col fuoco basso, una minestra di legumi per pranzo; infine, quando era tornata a guardare la strada dalla finestra, quell’uomo non c’era più. Meglio, aveva pensato, le procurava un senso di insicurezza quella presenza, quasi come non si sentisse più perfettamente a suo agio in quel suo quartiere. Non doveva essere un poliziotto in borghese, si vedeva, piuttosto un perditempo che si era fissato con qualcosa di cui probabilmente non voleva perdere traccia.
Il giorno seguente di nuovo era lì, più o meno nello stesso tratto di marciapiede. Lei aveva scostato la tenda, di poco, come sempre, e lui aveva alzato gli occhi verso quelle sue finestre del primo piano, guardandola per un attimo intenso e veloce. Subito lei si era ritratta, provando un brivido intenso e improvviso, aveva immediatamente riaccostato la tenda e si era sentita scoperta, curiosa, un po’ ficcanaso, una che non riesce a disinteressarsi dei comportamenti degli altri. Così aveva evitato per l’intera giornata di tornare ad osservare la strada. Più tardi doveva uscire, così aveva indossato un giaccone, si era avvolta al collo una sciarpa, ed era scesa.
L’uomo non c’era, lei aveva camminato in fretta allontanandosi da lì, ed era arrivata fino ad un negozio non molto lontano. Aveva fatto un giro soffermandosi davanti ad alcune vetrine, infine, quando era tornata a percorrere quella sua strada, aveva visto, appena girato l’angolo dove si apriva il caffè, che l’uomo era là, nello stessa porzione di marciapiede delle altre volte. In fretta, per non incontrarlo, era entrata nel bar, si era fatta servire una tazza di the, aveva scambiato qualche parola con il cameriere che conosceva, poi, pur prendendosela calma, era dovuta tornare ad uscire.
Se l’era trovato proprio di fronte, quell’uomo, davanti ai suoi piedi, e non aveva potuto far altro che alzare gli occhi sopra al suo viso, e così, a distanza ravvicinata, gettare un piccolo grido per la sorpresa. Scusi, aveva detto lui, con modi cortesi, proseguendo quasi immediatamente per la sua strada. Lei si era stretta nel proprio giaccone, aveva abbassato lo sguardo, e in fretta era rientrata nel portone e nel suo appartamento: da allora non lo aveva più visto, nei giorni seguenti si era affacciata quasi ad ogni ora alla finestra, ma l’uomo non era più tornato sopra quel marciapiede, e lei, per qualche assurdo motivo, per molto tempo non era riuscita a dimenticarlo.
Bruno Magnolfi
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