venerdì 17 dicembre 2010
Scena n. 13. Disegno di famiglia.
La donna seduta guarda avanti a sé, come cercando, in ciò che ha di fronte, in un segno sul muro, forse in un soprammobile di quel soggiorno, il senso dei propri pensieri. L’uomo, muovendosi in silenzio, con il bambino per mano, entra nella stanza con lentezza, cercando quasi di non apparire, con l’impermeabile addosso e l’espressione di chi sta subendo qualcosa.
Il bambino senza fretta si stacca dalla mano dell’uomo, va verso la donna, e senza che lei faccia alcun gesto oltre abbracciarlo, le dà un bacio sopra la guancia. Ciao piccolo, dice la donna abbozzando un sorriso, Come è andata oggi la scuola? Lui toglie velocemente il giubbotto e va a sedersi sopra una sedia, appoggiando la sua cartella scolastica sopra a quel tavolo; poi tira fuori il quaderno. Tutto bene, dice alla fine, indaffarato a tirar fuori la matite e a trovare la pagina che gli interessa.
L’uomo immobile guarda la donna, poi dice: va bene, se non c’è niente, io vado. La donna lo guarda, pensa che si sentirà più a suo agio appena lui sarà uscito, però qualcosa dentro di lei vorrebbe forse trattenerlo. Dice: Vai a riprenderlo a scuola anche domani? L’uomo che è già voltato di fianco, pronto per dare un ultimo abbraccio a suo figlio prima di uscire, risponde soltanto: no, domani non posso, ti telefonerò per avvertirti quando potrò essere libero.
Il bambino ha ripreso il disegno iniziato all’asilo, sembra preso soltanto da ciò che sta colorando, ma poi dice: vieni tu mamma, domani? Suo padre si avvicina, si china sul tavolo a guardare da vicino il disegno, gli appoggia una mano sopra la testa, con voce bassa, dice: quando torno a riprenderti mi fai vedere tutti gli ultimi disegni che hai fatto, vero? Se sono come questo saranno bellissimi. La mamma come a intromettersi dice: si, vengo io. Poi si alza dalla sua sedia e va nella stanza vicina, quasi a mostrare che il tempo delle visite è ormai finito.
L’uomo dà un bacio al bambino, si muove nella stanza per raggiungere velocemente l’uscita, ma lei, improvvisamente ritorna, si ferma per un attimo proprio davanti ai suoi piedi, gli dice: grazie, non riuscendo a dire nient’altro. Lui la guarda, forse vorrebbe abbracciarla, come ha fatto un attimo fa con suo figlio, ma si trattiene, poi dice: non c’è niente di cui ringraziarmi. Lei gli sfiora la manica dell’impermeabile, dice: ciao allora, con un leggero sorriso che le esce quasi senza volere.
Il bambino, che non è rimasto per niente indifferente a quel gesto, dice come tra sé: forse vi potrei disegnare, se vi metteste vicini. L’uomo si volta, lo guarda, dice: va bene, uno di questi giorni ci metteremo in posa per te. Poi torna a guardare sua moglie. Lei non ha tolto gli occhi da sopra il suo viso, assapora quelle parole, infine gli dice, a voce bassa: certo, almeno per un disegno, è qualcosa che a lui dobbiamo senz’altro.
Bruno Magnolfi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento